Se all’epoca della sua invenzione, nel 1839, la fotografia fu da principio identificata come uno straordinario mezzo tecnico di riproduzione, bastarono pochi anni perché alcuni artisti ne individuassero anche alcune delle infinite possibilità espressive. E questo spesso adottando molti dei soggetti e principi compositivi cari alla pittura.
Ma, nonostante i risultati raggiunti da alcuni autori, fu solo verso la fine dell’800 -anche grazie agli interessi commerciali che si erano moltiplicati da quando la sua riproducibilità si era estesa a libri e riviste- che la fotografia riuscì ad essere riconosciuta non solo come opera d’ingegno, ottenendo quell’attenzione critica che le permise di entrare a pieno titolo nel mondo dell’Arte.
Il tema della mostra –un excursus attraverso il pittorialismo in Italia- è, dunque, straordinariamente interessante, sia da un punto di vista prettamente storico (tutte le opere esposte sono originali di un periodo compreso tra 1842 e 1930), sia perché è possibile riconoscere certe soluzioni formali che sono ancora fonti d’ispirazioni attualissime. La selezione d’immagini, curata da Italo Zannier, mette in evidenza d’altra parte anche quella serie d’interferenze artificiose -come viraggi, velature, sfocature- che in apparenza paiono contraddire la natura specifica del mezzo fotografico, ma che sono perfetta cartina al tornasole del clima Romantico prima e Decadente poi.
Vari i generi: ritratti, paesaggi, scene in costume o vere ricostruzioni di ambienti storici, come quelle interpretate da Guido Rey (1861-1935), uno dei fotografi pittorialisti italiani più famosi anche all’epoca e che questa in questa occasione fa meritatamente la parte del leone per quantità di opere esposte.
Ma molti altri sono gli autori che, rispondendo a un’intima necessità poetica – ancor prima che a una riflessione critica sulle possibilità linguistiche del mezzo – ci hanno lasciato straordinarie testimonianze. In questo senso la mostra propone molti esempi; fotografi che, cercando di comporre l’inquadratura, spesso con garbo, secondo un’ideale di bellezza, dimostrarono di possedere, prima ancora che un pensiero critico riuscisse a concepirla, una coscienza fotografica e artistica al contempo.
giulio aricò
mostra vista il 16 settembre 2004
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