Dal 1996, con il progetto Il teatro delle cose, l’artista
adotta un tipo di stampa alchemica ai sali d’argento – tecnica meticolosa e
accurata – che porta alla realizzazione di esemplari unici e non riproducibili.
È da questa serie in poi che incessantemente prosegue la ricerca rivolta
all’oggetto che si fa “cosa”, esplorando un’idea di fotografia più vicina al
concetto, dove non c’è l’intento di fermare l’attimo, bensì di cogliere la
dimensione ciclica e permanente del tempo.
Con coerenza, il ritmo dell’esposizione ai piani superiori è
lento e raccolto; uno spazio di riflessione e introduzione viene ricavato al
pianterreno con la proiezione di un video dell’artista Paolo Comuzzi, che propone
un’intervista rivolta al fotografo dal curatore Angelo Bertani.
Gli scatti
in mostra, che testimoniano la produzione di questo ultimo decennio, sono circa
trenta: trenta variazioni sul tema, di piccole dimensioni, e allestiti con
altezze a volte inconsuete ma funzionali; la tonalità molto scura delle
immagini – un nero pittorico, denso, quasi materico – non permette di
comprendere da una certa distanza il soggetto rappresentato, costringendo il visitatore ad avvicinarsi.
Tutto è accostato con rigore e calcolo, nulla è lasciato al caso: gli oggetti
sono messi in posa e isolati da qualsiasi contesto, fluttuando in un’oscurità
senza spazio e tempo, lasciando libero l’artista di esprimere sia l’arcaico
rapporto intellettuale e necessario tra l’uomo e le cose, sia un livello più
astratto, in cui il rimando è quasi puramente concettuale.
Silenzio,
dunque, come prerogativa per la visione e “l’ascolto” di questi lavori, in cui
si attua una sintesi essenziale tanto di tecnica quanto di soggetto, quasi
fossero radiografie che svelano lo scheletro di quel patrimonio di affettività
che l’uomo investe nella relazione con
gli oggetti.
La
ricerca di Scabar si fonda su un processo creativo profondo e raffinato, dotato
di un linguaggio di non immediato impatto, ma retto da un gioco di sfumature e
mezze tinte, a volte impercettibili. Le opere, permeate da un’austerità tipica
delle icone sacre, sono in perfetta sintonia con il luogo, nel quale il significato di tempo moderno sembra non avere
accesso.
La
personale a Roma
Sergio
Scabar a Vittorio Veneto
gloria
bortolussi
mostra
visitata il 22 agosto 2010
dal 2
agosto al 26 settembre 2010
Sergio
Scabar – Cidinôrs
a cura
di Angelo Bertani
Ospedale
di Santa Maria dei Battutti
Via
Bellunello – 33078 San Vito al Tagliamento (PN)
Orario:
venerdì ore 16-22; sabato e domenica ore 10.30-12.30 e 16-19.30
Ingresso
libero
Catalogo
disponibile, € 30
Info:
tel. +39 0434833295 / +39 043480251; info@colonos.it;
www.colonos.it
[exibart]
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