Nuovo appuntamento sulle forme di rappresentazione contemporanea del paesaggio, le personali di Dany Vescovi e Angelo Davòli si caratterizzano per la creazione pittorica di una dimensione altra, sostanzialmente dissimile da quella reale e oggettiva. Dal vissuto quotidiano i due artisti traggono ispirazione per creare, nelle loro opere, un mondo artificiale, d’appartenenza fotografica, ma, di fatto, profondamente astratto dal paesaggio tradizionale.
Immagini ingigantite di fiori, le tele di Dany Vescovi (Milano, 1969), ritraggono una natura interna, intima, colta nei suoi particolari più infinitesimali. Petali enormi si
Le tele di Angelo Davòli propongono, per i soggetti trattati, un paesaggio completamente differente: è il mondo delle imponenti architetture industriali, fatte di silos, gru, strutture metalliche ed interni di fabbriche. Immagini fotografiche di una realtà creata dall’uomo, la pittura si vuole eccessivamente precisa nella ricostruzione dei dettagli più infimi, quali la ruggine, i bulloni e gli snodi
Una rappresentazione approfondita e sintetica, tale da suggerire la presenza di un mondo altro, non ricreabile con il semplice mezzo fotografico, ma con una tecnica quanto mai tradizionale: la pittura ad olio su tela. Lo stesso paesaggio naturale, sfondo degli esterni industriali, richiama quasi una figurazione di stile settecentesco, nella composizione degli alberi o nella colorazione del cielo.
Raffigurazione di una realtà alternativa, le tele di questi due artisti appaiono accomunabili dalla ricerca di un comune obiettivo: la creazione di un mondo alternativo e alieno dove il dato reale di partenza, in entrambi gli autori, viene volutamente scardinato e trasfigurato in una nuova dimensione dal sapore fortemente artificiale.
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Quella di Dany Vescovi è da considerarsi arte vera o solo un qualcosa di piacevole destinato però a sparire nel tempo?