Visitando quest’ampia mostra, interamente dedicata all’opera di Nane Zavagno, si resta immediatamente colpiti dalla quantità e qualità dei lavori esposti. Più di 260 opere, tra dipinti, disegni, mosaici e installazioni, ci permettono di ripercorrere tutte le fasi attraversate da quest’eclettico autore, nato nel pordenonese nel 1932, nel corso dei suoi cinquant’anni di attività artistica.
Anche se attivo in una zona periferica come il Friuli, molto lontana dai luoghi in cui nascevano le più interessanti correnti artistiche del Novecento, Zavagno è sempre riuscito ad essere un artista aggiornato. La sua
A cavallo tra gli anni ’50 e ‘60, infatti, ha attraversato una fase informale, durante la quale ha prodotto opere inquiete e, a tratti, palesemente sofferte, caratterizzate da colori densi e cupi.
Successivamente, nel corso degli anni ’60, questa fase informale si è esaurita e l’artista ha sentito la necessità di restituire ai suoi lavori un’inedita corporeità. Tale esigenza ha dato vita ad opere estremamente materiche, nelle quali il colore, sempre pastoso e grasso, tenta di evadere dalla bidimensionalità della tela. Zavagno, in questo periodo, studia nuovi effetti plastici che diano tridimensionalità ai suoi dipinti e lo fa gettando con violenza il colore sulla tela, schizzandolo o facendolo colare. Sono opere estremamente vive e caotiche, spesso vitalizzate da colori caldi. Si avverte che sono nate dall’immediatezza e dall’urgenza del gesto, senza essere mai troppo meditate ma solo vissute (altri lavori simili, anche se più maturi, saranno realizzati da Zavagno un ventennio dopo, nel corso degli anni ’80).
Segue, a questo periodo fertile, quasi un decennio d’inattività che termina solo verso il 1974. A partire da questo momento Zavagno si riavvicina alla tela in modo nuovo. Riesplode il colore ma questa volta è un colore ben steso, meditato e razionale. Le tonalità non si sovrappongono, non si mischiano e non sono mai più di tre o quattro. A questa nitidezza visiva, data dalla cromia, si accompagna lo studio di forme geometriche semplici, quali il rettangolo o il cerchio.
Il colore nei dipinti di Zavagno sembra invece eclissarsi nuovamente nei lavori dell’ultimo decennio. A partire dal 1992, ed ancora oggi, nei suoi lavori su tela l’artista utilizza solo il bianco ed il nero, mai sfumati o mediati dai grigi. Ampie e semplici forme s’intersecano sulla tela, dando vita ad opere molto essenziali e introspettive.
Sembra proprio che non vi sia materiale che quest’eclettico artista non abbia utilizzato o sperimentato per dar vita alle sue opere. E quasi sempre con esiti felici.
La modestia di quest’artista gli ha permesso di non aver mai la certezza d’aver creato l’opera perfetta, non più migliorabile. Questa sua qualità, unita ad una sempre viva curiosità, gli ha consentito di avanzare costantemente nel suo personale percorso di ricerca e di crescita.
elena londero
mostra vista il 25 settembre 2002
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