Categorie: friuli v. g.

fino al 30.IX.2007 | Hiroshi Sugimoto | Codroipo (ud), Villa Manin

di - 27 Aprile 2007

Giovanni Paolo II, la regina Elisabetta, Lady D. L’intensità dei ritratti fotografici che aprono la mostra di Hiroshi Sugimoto (Tokyo, 1948) è strabiliante. Su sfondo rigorosamente nero, sono emblematici dello stile intenso e asciutto maturato dal fotografo, protagonista della prima personale ospitata da Villa Manin. Su indicazione dello stesso Sugimoto tutte le foto sono state allestite su dei cavalletti in legno o metallo appositamente progettati e collocati direttamente tra le volte e gli stucchi neoclassici, mentre sono state rimosse le pareti bianche che solitamente fasciano le stanze del centro. E, anche se le interazioni tra alcune opere e luogo storico sono di grande suggestione, alla lunga la ricchezza visiva del contesto ambientale disturba e appesantisce lo sguardo.
Colpisce subito, nella serie dei Portraits, il rigore con cui l’artista spinge alle estreme conseguenze l’utilizzo di un mezzo che è generalmente dedicato a registrare sotto forma chimica o elettronica la porzione di realtà posta di fronte alla lente dell’obiettivo. Ritraendo non le persone in carne ed ossa ma le statue di cera del Museo Tussaud di Londra (che raffigurano tanto uomini a noi contemporanei quanto personaggi storici), Sugimoto sceglie infatti di abdicare alle finalità documentarie del mezzo per realizzare la copia di una copia. Egli pone cioè in essere una doppia negazione –ossia ad un’affermazione– concentrandosi sui meccanismi concettuali della replica e liberando la fotografia dalla funzione di semplice mimesi. Il risultato finale è la possibilità di raccontare bugie ben più credibili della verità. E difatti la serie dedicata a personaggi storici apre un baratro temporale nell’osservatore, un imbarazzo alimentato dal realismo estremo con cui sono raffigurati uomini così lontani dal presente, con i quali si è soliti confrontarsi attraverso una registrazione della loro identità (per esempio un olio su tela o una fotografia), ma non certo direttamente.

Inoltre la possibilità offerta dalla villa di far interagire le opere con ambienti storici carica ancora di più di suggestione il valore concettuale dell’operazione. Il salone centrale della residenza dogale ospita Enrico VIII e le sue numerose mogli, a dimensione reale, mentre Napoleone Bonaparte guarda il proprio letto nella stanza presso cui ha realmente vissuto nei giorni del Trattato di Campoformio, quasi vittima della storia che separa il nostro dal di lui presente.
Se in maniera del tutto simile nei Dioramas, compie una ricognizione nei musei di storia naturale (scimmie, antilopi, iene, condor, sono ripresi nei propri ambienti naturali ricostruiti) è con la serie dei Theaters e i Seascapes che Sugimoto si confronta con il concetto della durata del tempo. Nei primi infatti scatta delle immagini di vecchie sale cinematografiche e drive-in con l’otturatore aperto per tutta la durata del film, per cui lo schermo risulta inevitabilmente bianco, sovraesposto rispetto il contesto, ma carico di tutti i fotogrammi proiettati. Nei secondi, sempre con lunghe esposizioni, riprende invece il mare e i mille movimenti dell’acqua, attuando in qualche maniera un’astrazione, rendendo cioè senza tempo definito la visione.
Decisamente sotto tono invece la seconda parte della mostra. Da un lato le serie recenti come Conceptual Forms e Talbot, seppur di una poetica lucida e coerente, non brillano certo per ispirazione ed impatto visivo, e solo i Lightning Fields realizzati impressionando direttamente la carta fotosensibile, sono al livello della fama dell’artista.
Tutte le foto esposte sono stampate magnificamente dallo stesso Sugimoto, che alla fine della mostra realizzerĂ  una sorta di reportage fotografando le opere nel contesto della villa, oggetto di una pubblicazione da parte di Villa Manin.

Il catalogo è graficamente molto raffinato e curato nella stampa, ma si segnala anche per i testi eccessivamente scarni e mancanza di un’intervista all’autore e di bibliografia. Contrariamente a quanto sbandierato dal curatore, segnaliamo poi che questa non è la prima mostra di Sugimoto in uno spazio pubblico in Italia, avendo già esposto nel 2004 a Napoli presso il Museo di Capodimonte.

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Un’intervista all’artista (in inglese)
La serie dei personaggi storici dal Museo Guggenheim (in inglese)
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daniele capra
mostra visitata il 31 marzo 2007


dal 31 marzo al 30 settembre 2007 – Hiroshi Sugimoto
a cura di Francesco Bonami
catalogo con testi di Francesco Bonami e Sarah Cosulich Canarutto
Codroipo (Ud), Centro d’Arte Contemporanea Villa Manin, Piazza Manin 10
fino al 3 giugno da martedì a venerdì 9-18, sabato e domenica 10-20
dal 5 giugno da martedì a domenica 10-20
visite guidate e laboratori didattici su prenotazione
ingresso € 6, ridotto € 4, gruppi € 2
per informazioni tel.0432 906509, fax 0432 908387
info@villamanincontemporanea.it
www.villamanincontemporanea.it


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  • Le cose piĂą brutte sono quelle recenti delle stesse serie che vende Guenzani...
    Proprio un caso caro Bonami...

  • non solo, mi pare che ci sia anche una contemporanea dal solito Guenzani che assieme a De Carlo, vistosi silurato dall'assessorato milanese , Ă© fortunatamente foraggiato dai contribuenti friulani che sono ben lieti di aiutare una galleria che tanto lustro dĂ  dell'italia all'estero

    quanto a Sugi il suo valore è commisurato al gonfiore delle sue quotazioni . il nulla spacciato per metafisica orientale , un'arte anestetizzata che sà misurarsi con la storia e i suoi conflitti soltanto tramite la comoda evasione dei manichini da museo, tanto per non urtare nessuno, tanto per non immischiarsi

  • Allestimento infelice, sovraccarico di stimoli visivi. Il lavoro fotografico con lega nè "stacca" nell'ambiente: proprio un matrimonio infelice. E poi perchè scegliere con tanta cura il lavoro meno bello di Sugimoto? I ritrattoni sui loro cavalletti rappresentano davvero un esempio del kitsch contemporaneo.

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