E’ una rassegna impegnativa e dolorosa questa dedicata all’opera di Anton Zoran Music (Gorizia, 1909). Una rassegna nella quale si ritrovano tutti i profondi cambiamenti vissuti dai molti artisti (come George Grosz, Otto Dix o Max Beckmann) che furono intimamente segnati dagli orrori e dalle inevitabili trasformazioni causate dalla seconda guerra mondiale.
La situazione del mondo aveva scardinato molte certezze, stravolgendone anche linguaggi e tematiche dell’arte. Music ebbe la sfortuna di vivere in prima persona tali esperienze, essendo stato internato nel campo di concentramento di Dachau
L’immensità delle nefandezze viste in prima persona non abbandonò mai l’immaginario dell’artista goriziano. Anche nei decenni seguenti il tema centrale della sua pittura, pur se proposto in modi stilisticamente anche molto differenti, rimase la tragedia della condizione umana. La sua solitudine, le sue mancanze. In questa visione s’inserisce anche l’avvicinamento stilistico all’opera di Francis Bacon (1909-1992). Ai suoi tipici stravolgimenti nei volti e nei lineamenti dei soggetti ritratti. Distorsioni capaci di trasmettere un intenso senso di alienazione e sofferenza interiore. Non è difficile comprendere quanto Music debba essersi sentito vicino all’artista inglese.
Fondamentali anche le sezioni dedicate ai paesaggi collinari (solitamente umbri e senesi), sempre spogli ed essenziali, con una cromìa caratterizzata da felicissimi e sapienti abbinamenti cromatici.
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