Emil Nolde, pseudonimo di Emil Hansen (Nolde 1867 – Seebull 1956), è forse l’artista più complesso e drammatico della seconda fase dell’espressionismo tedesco, riconducibile al gruppo Die Brücke. Insieme agli altri storici esponenti del movimento –Ludwig Kirchner, Erich Heckel o Otto Müller – anche Nolde si dedicò con grande interesse alla grafica.
Nel 1907 si allontanò dal gruppo tedesco, la sua carriera fu caratterizzata da contatti non costanti con molti dei principali movimenti europei d’avanguardia della prima metà del Novecento. Una
In questa mostra udinese è presentata al pubblico un’ampia e curata selezione proprio dell’opera grafica: un centinaio tra acqueforti, xilografie e litografie, realizzate dall’artista tedesco tra il 1905 e il 1922. Utilizzando le prime due tecniche incisorie, Nolde lavorò esclusivamente su un impianto bicromatico bianco e nero. Egli investì tutta la carica espressiva della sua opera sul segno, sul tratto. E lo face, come lui stesso precisò, senza alcuna mediazione, senza studi preparatori, ma lavorando esclusivamente in modo diretto e istintivo. Nacquero così i suoi celebri soggetti, le sue maschere allucinate, le sue coppie di amanti prive di abbellimenti, le sue figure rese mediante pochi ed essenziali tratti. Figure primordiali, dai corpi scarni e selvaggi, la cui forza espressiva rivela la grande influenza di EdvardMunch.
Questi stessi soggetti –coppie, ballerine, guerrieri– sono presenti anche nella serie delle litografie. Ma qui, a differenza che nelle acqueforti e nelle xilografie, Nolde portò la gamma cromatica a due o tre colori. Sono opere dalla forza tragica e visionaria, amplificata dalla totale semplificazione della figura umana, spesso violentemente deformante.
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