Il 1947 è sicuramente uno degli anni chiave nella storia di Afro Basaldella (Udine, 1912 – Zurigo, 1976). Non a caso, è stato scelto dai curatori di questa rassegna come ideale punto d’arrivo, conclusivo della fase giovanile dell’artista. L’intento, infatti, è quello di analizzare esclusivamente il suo primo ventennio di attività, a partire dalle primissime testimonianze databili al 1928, e di farlo soprattutto attraverso i suoi disegni, le sue carte. La ricerca appare così cronologicamente, e anche formalmente, molto ben circoscritta, con la sezione pordenonese della mostra che si occupa esclusivamente del decennio d’esordio, mentre quella udinese che espone solamente opere del periodo successivo, quello che, appunto, giunge sino al 1947. Dicevamo, un anno chiave. È questo, infatti, il momento in cui l’artista friulano entrerà a far parte del Fronte Nuovo delle Arti, iniziando così una fase molto diversa, e più matura, della sua attività di pittore.
Afro, comunque, arrivò a questa adesione avendo già alle spalle importanti esperienze. Per quanto fosse nato in una periferica città di provincia, aveva già avuto stretti contatti con alcuni dei più interessanti movimenti artistici del periodo, come ad esempio con la Scuola romana, in seguito al suo trasferimento nella capitale nel 1930. Sono evidenti le influenze nei disegni di carattere intimistico, coi ritratti della compagna che legge, le nature morte, gli schizzi di nudi. Uno stile che, negli anni della fine della guerra, prese una direzione diversa, verso un espressionismo di stampo cubista dove le forme appaiono già spezzate e geometrizzate.
Il percorso della mostra, essendo quasi tutto riconducibile ad opere su carta, mette bene in luce le qualità del disegno dell’artista friulano, sempre scarno, veloce, capace di sintetizzare immediatamente, e con pochi tratti, volumi e figure. Questi disegni appaiono spesso come degli appunti, delle annotazioni visive eseguite velocemente per non perdere una certa idea, un’intuizione che poi sarà destinata a svilupparsi sulla tela. Sono tutte opere capaci di mettere perfettamente in luce le alte qualità dell’artista, ma ugualmente in questa mostra si sente la mancanza delle opere finite, quelle in cui sono presenti tutte le raffinatissime modulazioni tonali che riusciva a creare Afro sulla tela.
Emerge come centrale ed estremamente stimolante anche il rapporto che l’artista ebbe sempre con i due fratelli, gli scultori Dino e Mirko Basaldella di cui, in mostra, sono anche esposte alcune opere. In particolare, tra tante carte monocromatiche, emerge la Crocifissione in ceramica policroma, progettata e realizzata da Afro, insieme a Mirko. Un’opera tragica, nella quale l’espressionismo violento e contorto delle forme, contrasta, volutamente ed efficacemente, con il decorativismo cromatico dell’opera, lucido e acceso.
elena londero
mostra vista il 18 dicembre 2005
articoli correlati
Afro. Antologica 1950-1970
Afro, la metafora della figura
Afro/Bay/Kostabi/Salvo
Fino al 2 giugno 2025 il Forte di Bard dedica una mostra a Emilio Vedova, maestro indiscusso della pittura italiana…
Dopo otto anni di lavori, quel percorso lungo un chilometro che collega gli Uffizi a Palazzo Pitti torna ad essere…
Re Lear è morto a Mosca, Re Chicchinella, Lo cunto de li cunti: tanti gli spettacoli che hanno spiccato per…
Dai film cult alle ultime uscite del 2024. Una selezione di titoli estremamente vari, accomunati soltanto da case d'asta, vendite,…
Dai costumi e scene per balletto di Yves Saint Laurent, all’evoluzione del colore rosso esplorato attraverso tessuti e documenti storici:…
Sulle note di All I Want for Christmas Is You di Mariah Carey o di Last Christmas, ma anche dell’intramontabile…