Il lavoro condotto da
Romain Erkiletlian (Parigi, 1972; vive a New York) è sempre stato caratterizzato da un grande attenzione formale, quasi ai limiti dell’ossessività visiva, nei confronti delle strutture urbane composte da strade, auto ed edifici, di cui l’artista ama evidenziare gli sviluppi e gli andamenti prospettici. Le sue immagini sono infatti caratterizzate dall’accostamento di due viste speculari a partire dall’asse centrale (orizzontale o verticale), sulle quali l’artista interviene con pennarelli o evidenziatori, mettendo in risalto linee prospettiche, vie di fuga, trame ed elementi seriali.
Gli ultimi lavori presentati, a due anni dall’ultima personale nella sede romana della galleria, mostrano un’interessante tendenza alla sintesi spaziale, i cui effetti più evidenti sono da ricercare in un ritorno alla pittura, caratterizzata da dettagli dei paesaggi urbani sempre meno particolareggiati, e in una asciuttezza geometrica che spinge fortemente all’astrazione visiva. Ecco così che le immagini non raccontano le mille differenze tra gli skyline delle città, piuttosto le analogie spaziali e visive che accomunano tutte le metropoli avanzate.
Dopo Parigi e New York, è su Tokio che Erkiletlian ha puntato lo sguardo, per mostrarci una realtà composita di strade che si sovrappongono (e, in questo caso, risulta suggestiva la giustapposizione di foto che induce a confondere visivamente lo spettatore, poiché risulta difficile percepire la differenza tra alto e basso), di luci che ordinatamente brillano fino a sembrare disegni astratti. La trama, talvolta in evidenza -come nella pavimentazione delle foto- lascia progressivamente il posto a scorci con piatte campiture di colore, rigorosamente ben definite e spigolose, dai colori forti e carichi, talvolta fluorescenti: a partire da una stilizzazione si attua così una decontestualizzazione (più spinta nel caso della pittura) che sfocia nell’invenzione spaziale, quasi una sorta di
capriccio visivo.
Risulta però difficile cogliere altri stimoli e, nel complesso, la sensazione è che l’artista non solo prediliga un approccio formale, ma si ripieghi nel formalismo. E per quanto, in tutte le possibili declinazioni, indubbiamente la forma sia contenuto, pare che l’artificio tecnico abbia oscurato la necessità comunicativa.