Il singolare fermento
artistico che animò la pittura europea del secondo Ottocento, a partire dal
naturalismo della cosiddetta Scuola di Barbizon fino all’Impressionismo, è
protagonista di una mostra di gran valore allestita nella maestosa residenza
dell’ultimo doge. Settantotto autori, fra cui grandissimi nomi come Courbet,
Degas,
Manet,
Monet,
Pissarro, Renoir,
Rousseau,
Sisley e Van Gogh, messi a confronto con Bazille,
Chittussi, Ensor, Florian,
Grigorescu,
Jodler,
Levitan,
Maris,
Rodakowsky,
Szinyei Merse,
Serov e
Sternen.
Un’occasione per osservare
artisti dell’Europa orientale e conoscere musei e collezioni per lo più
inesplorati. Il curatore ha voluto infatti evidenziare relazioni, consonanze e
affinità: ne risulta che l’arte francese, in particolare con Courbet e Monet,
fu il modello con cui tutti i pittori europei si confrontarono, in uno slancio
ideativo che sarà propulsore di forme linguisticamente innovative.
Un’avventura raccontata in
quattro sezioni, che fungono anche da chiavi di lettura:
Boschi, campagne,
case,
Acque,
Ritratti e
Natura abitata.
Il tema del bosco costituisce il primo impatto con il nuovo modo di guardare
alla natura, di dipingere il paesaggio, di raccontare la poesia della
creazione. Un bosco senza ninfe o fauni, vivo ma non realistico, rappresentato
seguendo la percezione dell’artista, è
Ruscello nel bosco di
Courbet. La
verticalità degli alberi, in contrasto con le radure pianeggianti o gli stagni,
il gioco dei guizzi di colore, la scelta del punto di vista, le tonalità
cromatiche assumono significati diversi in
Rousseau,
Diaz de la Peña, Corot,
Grigorescu, Menn e Sisley.
Così come il tema della luce e del
paesaggio monocromatico in Sisley, Van Gogh,
Jettel, Monet: il gioco delle contaminazioni si profila nella
gamma dei colori, nelle variazioni tonali, nelle sfumature, nei riverberi di
luce, culminando in
Mattina sulla Senna vicino Giverny di
Monet.
La linea di continuità
emerge evidente, pur nella diversa interpretazione del legame fra uomo e
natura, nei
Coltivatori di patate di
Van
Gogh, che chiude il tema già proposto da
Millet,
Václav Brožik,
Ioan Andreescu e anticipa le tecniche
espressive successive.
I ritratti confermano
l’interesse per la ricerca e la sperimentazione: sono perlopiù amici e
familiari colti nella quotidianità della loro esistenza, come
Al sole di
Il’ja Efimovič Repin, in cui la giovane
en plein air simboleggia la bellezza ideale in armonia con la natura.
In
Veduta del villaggio di
Bazille la ragazza in primo piano sembra dominare la scena per la
vivacità dei colori; poi si scopre che l’angolo a lei riservato è in ombra,
mentre il paese sullo sfondo è rischiarato da una calda luce solare: nel
dualismo sole-ombra, presenza umana-natura, è il paesaggio che finisce per
prevalere.
Chiude idealmente il
percorso un’opera di
Renoir:
Claude
Monet mentre dipinge nel suo giardino di Argenteuil, quasi un’immagine simbolo dell’intensità delle relazioni
tra i diversi artisti.