Le opere di Stefano Cagol, (Trento, 1969) sono immagini fotografiche di architetture urbane, meditazioni sulle tappe di un viaggio reale effettuato dall’artista tra Londra, Berlino e New York.
Sequenze del tutto realistiche, gli scatti acquistano una risonanza evocativa nel loro moltiplicarsi all’infinito, quasi a ripercorrere artificiosamente gli spostamenti di una macchina in corsa. L’orizzonte si increspa e si altera nella modifica temporale delle prospettive, colte a distanze e velocità differenti. L’effetto finale è uno sdoppiamento inquietante del paesaggio, una moltiplicazione irreale dei piani tale da suggerire la presenza di un mondo nuovo, di un non-luogo composito e costituito da elementi fra loro sovrapposti. E il viaggio di Cagol vuole, in effetti, rappresentare un percorso
Nei video l’effetto spaesante della moltiplicazione delle prospettive appare amplificato: l’orizzonte si offusca e diviene incerto nei cambi repentini di visuale e nello sdoppiamento continuo dell’immagine. L’accelerazione sembra aumentare all’infinito le dimensioni, sviluppate incessantemente da un centro focale verso il quale punta l’attenzione dell’autore.
Il video Flux O, ambientato nella periferia newyorkese, si svolge nel centro stesso delle traiettorie di duplicazione delle immagini: un treno, del quale riusciamo a percepire il rumore sordo, si immerge nel cuore stesso delle architetture urbane, aperte all’infinito per permettere il procedere del nostro sguardo.
In Star Ship l’effetto straniante è ulteriormente amplificato dalla sospensione della struttura metallica –la torre progettata da Norman Foster– in un’atmosfera fittizia,
Dalle rielaborazione di un viaggio reale, l’arte di Stefano Cagol ricrea un mondo nuovo, nato dalla moltiplicazione e dall’alterazione del dato fotografico. Lo spettatore viene immerso in una sorta di microcosmo dove ogni cosa si rispecchia in sé stessa e trova coerenza nell’unità ciclica dell’insieme. Dalla casualità dell’immagine fotografica nasce così un mondo a quattro dimensioni, dotato di un centro e di un sistema di coordinate spaziali, tali da renderlo equilibrato e sostanzialmente autonomo.
marta di benedetto
mostra visitata il 31 luglio 2003
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