Una mostra concisa e densa negli spazi della galleria triestina, ultima prima del trasferimento a Berlino. Sei giovani artisti guidano il visitatore all’interno di quest’universo
diagonale e multidisciplinare, caratterizzato da una percezione fresca e quasi visionaria, incentrato sul corpo e sulla sua esibizione. Come scrive la curatrice Roberta Ridolfi, oggigiorno la “
logica” occupa infatti lo strato prevedibile del pensiero umano, legato alla banalità del quotidiano, mentre sono le opere d’arte fondate sull’emotività a permetterci d’intraprendere un percorso alternativo, trasversale, non scontato né collaudato.
Andi Ant presenta così sei
Uniforms chatolic clergyman, falli sovradimensionati in silicone nero vestiti con un colletto da prete, che sfidano il fruitore trascinandolo in pensieri a metà strada fra l’ironico e il blasfemo. Le opere su carta di
Max Bottino mostrano invece le ceneri di una performance svolta dall’artista durante il vernissage. Attraverso l’investigazione tra gli “
strati sottili della carne”, Bottino tenta di istituire un dialogo con una grossa pitonessa albina nello spazio ristretto del cortile interno della galleria. La sua volontà è quella di attuare un mutamento/scambio di pelle con il rettile, come raccontano anche i disegni presentati.
È un mondo fiabesco quello contemplato da
Veronica Dell’Agostino, restituito in fotografie come
mise en abyme di spettacoli dal sapore antico, ma nel contempo talmente nitide dal sembrare
qui e ora. L’artista, in versione
Cappuccetto Rosso, preferisce mettersi davanti e non dietro l’obiettivo, inserendosi nel suo lavoro come attrice protagonista e regista. Riemerge vorticosamente l’immagine di lei stessa, l’unica e la sola
Cindy Sherman delle sue stesse favole.
Da una ricerca inizialmente mediata dalle nuove tecnologie, il lavoro di
Giovanni Gaggia si è poi concentrato sulla performance nuda e cruda. L’artista è unico interprete della performance su video
Come Santo Francesco sanò un lebbroso: un cuore tagliato, strizzato e ricucito rappresenta il simbolo della passione, della carnalità, e funge da veicolo privilegiato per sciogliere le pulsioni primordiali attraverso un travagliato processo catartico. Il medium fotografico rappresenta invece per
Stella Pellegrini l’unico strumento possibile per restituire algidità e pulizia ai suoi soggetti intrisi di pulsioni vitalistiche. Siamo di nuovo nel mondo delle favole, e
Il cuore di Biancaneve, rappresentato metaforicamente da una mela rossa, è tagliato e ritratto come frutto allegorico con sangue e vino mescolati che rimandano ad atmosfere sacre.
Sono immortalati da un pennello vivace e brioso gli esseri teriomorfici che popolano la pittura di
Elena Rapa, abitanti di un mondo di stoffe leopardate, con gli occhi lucidi da
anime giapponesi, in mezzo a tartan, unghie laccate, venature di legni profumati e arterie sanguinolente. In bilico tra il
weird, l’estetica manga e il mondo della moda. Ma in un’atmosfera magica.
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trovo molto interessante la ricerca proposta dai sei giovani artisti per certi versi mi ha ricordato il teatro della crudelta'di Artaud. mi piacerebbe promuovere un dialogo artistico fra la poesia e altre forme espressive.