Trovarsi a fare il
punto della situazione risulta sempre difficoltoso, tanto più se il soggetto è,
per sua stessa definizione, immagine in movimento. Ma lo è ancor di più perché non
è facile fare la sintesi di una storia che non ha ancora finito di operare sul
presente, ragion per cui il gusto e la sensibilità di ciascun curatore conta –
in positivo e in negativo – ancora molto. Ciononostante, VideoReport è un progetto coraggioso e
meritorio, e che altre istituzioni farebbero bene ad adottare, vista la
tendenza a fare mostre anche interessanti, ma slegate da una programmazione
culturale di ampio respiro.
È una giornata di
lavoro vedere i quasi 60 video (molti dei quali sono comunque passati nelle
gallerie e nelle mostre del nostro Paese) allestiti negli spazi della Galleria
in maniera molto pulita.
Tra i più
interessanti si segnalano Made in Italy di Yuri Ancarani, storia di uno striscione su cui
è scritto in ideogrammi cinesi “prodotto in Italia”, trascinato da un piccolo aereo
in maniera da essere visibile dalle persone che prendono il sole sulla
spiaggia. Il cielo è ancora scenario del volo d’uccello di Glas di Emanuele Becheri ma anche della caduta rallentata
ripresa da Christian Niccoli e l’evanescente sogno di Icaro di Driant Zeneli, nel quale l’eroe fa una nuvola
che scompare nel giro di qualche secondo. Apre e chiude con il cielo visto
dall’aereo Un limite senza confine di Deborah Ligorio ma, in forma autoreferenziale e con troppo
intimismo, la sequenza di immagini, più che farsi racconto, si fa noia; cosa
che capita anche in Unter der Linden di Giulia Piscitelli, quasi un fermo immagine alla Giovane Holden su un’anatra mentre si sentono
degli ubriachi passare e i rumori di strada (il video è girato a Berlino), e
pure in Dai tempo al tempo di Rossella Biscotti.
Molto raffinata
l’opera di Paola Pivi, in cui sono riprese delle bocce con pesci rossi decollare da un
aereo, come pure la storia di un uomo che si mangia una mela in un contesto
assolutamente inaspettato del duo Flavio Favelli/Luca Mattei.
Intrigante il
lavoro di Jacopo Candotti in cui un ragazzo cerca di far coincidere le linee di un
sasso che spunta da un lago con quelle di un dipinto di Frank Stella, mentre l’opera a quattro mani Animalove dei fratelli De Serio e Nobody is romantic anymore di Adrian Paci sono affondi intensissimi e senza
sbavature in uno dei campi più complessi e rischiosi qual è l’intimità,
testimoniando le sollecitazioni di cui scrive nel suo testo Andrea Bruciati: “L’obiettivo,
arduo, è di non limitarsi a un linguaggio autoreferenziale o circoscritto al
proprio mondo intimo, riuscendo invece a trovare un equilibrio fra le diverse
istanze: inscrivendole in un contesto allargato, infatti, esse fanno parte di
un processo più ampio e dilatato nel tempo, in cui si avverte la presenza di un
mondo esterno, del suo respiro”.
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daniele capra
mostra visitata il
20 ottobre 2010
dal
9 ottobre al primo novembre 2010
videoReport
Italia 2008_09
a
cura di Andrea Bruciati
GC.AC – Galleria Comunale d’Arte Contemporanea
Piazza Cavour,
44 – 34074 Monfalcone (GO)
Orario: da
martedì a venerdì ore 16-19; sabato e festivi ore 16-21
Ingresso libero
Catalogo con
testi di Andrea Bruciati, Guia Cortassa, Ilaria Gianni, Antonio Grulli, Barbara
Meneghel e Simone Menegoi
Info: tel. +39
0481494360; fax +39 0481494352; galleria@comune.monfalcone.go.it; www.galleriamonfalcone.it
[exibart]
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ammettilo, avrai visto al massimo 1/6 della mostra (inclusi gli artisti che segui)...
recensione spaventosamente superficiale, tra marchetta e svogliatezza
Caro Enrico, so che ti sembrerà strano, ma c'è anche gente seria e che fa il suo lavoro con la massima professionalità, evitando di parlare a vanvera ed in forma anonima, come fai tu.
Se devi fare una critica falla, è ben accetta. Ma non capisco dove sta la marchetta dato che ho raccontato le cose come le ho viste (ti sembrano solo lodi sperticate quelle che ho scritto?), e comunque mi pare che l'operazione della Galleria di Monfalcone sia di assoluto interesse, anche dal fatto che nasce da una programmazione lunga.
Basta parlar male di tutti, solo per invidia. Cazzo, lo vogliamo dire o no che in quest'Italia di merda c'è anche chi fa del buon lavoro e ci sono giornalisti onesti?
Vedi di crescere.
caro daniele, ma quale invidia d'egitto... la tua recensione a me sembra non approfondita, tanto da farmi pensare ad una visione parziale della mostra. il concetto è semplice.
vorresti farmi credere quindi che tolti i lavori che conoscevi (paci e zeneli, http://www.exibart.com/notizia.asp?IDNotizia=29582&IDCategoria=204) e degli altri 10 che hai citato (fra l'altro tutti nomi noti) non hai trovato nei rimanenti 48 artisti niente per cui valeva spendere due parole? quello che ti contesto è il mancato approfondimento. faccio presente inoltre che parliamo di una mostra biennale con uno statement ben preciso: documentare il meglio della videoarte del biennio appena trascorso (e sappi che condivido appieno la tua premessa sui gusti dei curatori..). credo che già a partire da questo, l'evento meritava più attenzione.
con marchetta mi riferivo alle attenzioni che nell'articolo riponi verso gli artisti che segui (li ho citati sopra). tranne candotti, non hai riportato nulla degli emergenti, potevi dire qualcosa magari - cito a caso - su pennuti o pezzi. personalmente la percepisco un po' come una lacuna perché immediatamente mi chiedo "beh, nn c'era nessun'altro?".
nessun dubbio poi sulla qualità del lavoro svolto da bruciati e dalla gc.ac. qualche dubbio riguardante l'etica invece mi sovviene quando due critici o giornalisti si recensiscono gli aventi a vicenda (www.exibart.com/notizia.asp?IDNotizia=29644&IDCategoria=209). cosa che purtroppo non riguarda solo exibart ma tutte le riviste del settore (flashart/mousse/kaleidoscope ecc..).
è vero che l'italia è un pessimo posto, come è vero che ci sono dei professionisti onesti, non perdere l'occasione quindi per distinguerti dagli altri..
contraddittorio interessante, soprattutto perché solleva alcune questioni importanti: gusto dei curatori, programmazione, stato dell'arte nel biennio, professionalità. il fatto che due giornalisti, che collaborano per la stessa rivista, possano recensire la mostra "del collega" è quasi giocoforza: i collaboratori sono quelli, non è che per una mostra curata da un collaboratore della rivista si possa ingaggiare qualcuno esterno, per non essere tacciati di favoritismi.inoltre se effettivamente gli artisti sono 48, bisognava cirtali tutti, anche perché nell'economia di un articolo, citarne dodici non mi sembrano pochi. però, tra tutte queste parole, quelle che fastidiano sono i luoghi comuni: ogni qualvolta non si butti m.... parte subito l'accusa di marchetta. che noia!
gli spazi per la recensione son quelli che sono. è chiaro che non c'è modo di raccontare in questa sede tutti i lavori. posso addirittura ipotizzare che neanche nel catalogo, se mai ce ne sarà uno, sarà possibile sviscerare tutte queste ricerche, per quanto numerose, certo mai esaustive del sistema video in italia. questa è solo una finestra. apriamone altre, anziché chiudere gli spiragli che son rimastil.
mai chiesto al giornalista di scrivere di tutti gli artisti presenti, grazie al piffero che non c'è spazio, argomentazione terribilmente ovvia... ho detto invece "non hai trovato nei rimanenti 48 artisti niente per cui valeva spendere due parole?", appare chiaro perciò che chiedevo di "estrarre" qualcosa dal gruppo, in altre parole provavo ad ipotizzare un briciolo di pluralità.
gli approfondimenti poi si trovano nel catalogo, in cui i curatori scrivono degli artisti invitati e ogni artista ha le immagini del suo video.
obiezioni etiche. qui non è soltanto successo che un giornalista abbia recensito una mostra curata da un curatore e giornalista della stessa rivista, che so anch'io essere fisiologico alle volte. qui è successo che xxx ha fatto una mostra e che yyy l'ha recensita, poi yyy ha fatto una mostra e xxx a sua volta l'ha recensita. a me viene subito in mente uno scambio di favori, ma non perché voglio pensar male a tutti i costi ma semplicemente perché, come anche daniele scrive, siamo in italia e queste cose, si sa, succedono. in questo settore poi succedono spessissimo. a me pare una cosa assai ambigua, potrò dire che quanto meno mi genera qualche sospetto?
apprezzo il lavoro di daniele, mi sembra onesto e corretto.
guardiamoci attorno serenamente: ci sono curatori che copiano di sana pianta articoli stranieri e li firmano dopo aver fatto google translate, altri che appiccicano un testo ovvio a qualsiasi tipo di mostra, sofisti in grado di giustificare tutto perchè tanto non approfondiscono niente.
Per l'esempio di critici e curatori che si recensiscono a vicenda guardate cosa è successo mesi fa nelle Marche, quella si che è stata una cosa oltre ogni limite e sano buongusto.
Molto significativa l'opera di Marco Strappato che poi ha vinto il premio della fondazione march. Un lavoro sulla fiducia molto interessante.
http://www.exibart.com/notizia.asp?IDNotizia=33298&IDCategoria=204
finalmente si sta facendo un'analisi alla questione e non sputando sentenze.
@enrico: il sospetto, che non capisco a che serve, può anche essere lecito, ma domando: seppure fosse, toglie o aggiunge qualcosa alla mostra? chi scrive dà una "visione" (nel senso più ampio del termine) dell'esposizione, se pure lo fa per un "conoscente", dov'è l'immoralità?
Caro Enrico,
ti ringrazio per l'attenzione e la stima, ma non accetto che tu mi dica che l'articolo sia una marchetta. Ecco la replica sui due punti.
1. Ho scritto l'articolo dopo aver visto - a Monfalcone o precedentemente in altra sede - la maggior parte dei video (intendo oltre 40). A Monfalcone ho avuto la fortuna di una visita privata alla mostra, accordatami dal direttore, grazie a cui ho potuto avere a disposizione per una mattinata una postazione per me con tutti i video della mostra. Quindi nella migliore delle situazioni possibili, con pure il vantaggio di poter rivedere certe cose e pure mandare avanti video noiosi (non dirmi che non ci sono o che ho mancato di rispetto, perché è inevitabile che sia così).
Tra tutti i video ho scelto di parlare di quelli che ritenevo più significativi, omettendo di citare quelli che non lo fossero a meno che il nome di autore non valesse il caso di una "bocciatura". Il che mi pare condivisibile, no?
2. E' normale che si possa parlare di mostre cui abbiano lavorato amici o colleghi, tanto più in una regione non enorme. Ma non per questo necessariamente è tutto un inciucio o le persone scrivono solo corbellerie. Anche perché, diciamocelo, con Exibart il re è nudo dato che ciascuno può esprimere la propria opionione. Piuttosto bisognerebbe avere il coraggio di fare critiche puntuali e non sparare così tanto per fare, pratica a cui pure tu mi sembra ti sia abbandonato.
***
Cara Daniela, cara Angela,
grazie della stima e della discussione con toni pacati!
***
Caro Luca,
il catalogo uscirà per il finissage della mostra.
***
Caro Lello,
grazie per la segnalazione!