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25
novembre 2009
fino all’8.XII.2009 Marco Petrus Trieste, Salone degli Incanti
friuli v. g.
Trieste vista col naso all’insù. Palazzi, dettagli architettonici, cornicioni, tetti. Ma anche ritagli di altre città della Mitteleuropa d’un tempo. Ricomposti in un Grand Tour contemporaneo...
Si mette nei panni del viaggiatore
da Grand Tour Marco Petrus (Rimini, 1960; vive a Milano), che sbarca a Trieste –
tappa di un viaggio che lo ha portato in altre città della Mitteleuropa –
armato non più di taccuino su cui imprimere appunti e disegni, bensì della più
moderna e immediata macchina fotografica.
L’itinerario è stato un pretesto
per l’arte, e l’architettura è stata la necessaria l’ispirazione. Usando gli
scatti come se fossero un disegno preparatorio, Petrus ha infatti elaborato
successivamente le linee architettoniche dei palazzi, esaurendole poi di colori
densi e piatti. L’immagine consegnata allo spettatore non lascia spazio alla
poesia dell’immaginazione: su sfondi azzurri di cieli tersi, o di rosa
tramonto, o di grigi notturni, s’innalzano gigantesche le rigide rette che
delineano i contorni di finestre, balconi, lesene, bugnati.
L’elemento architettonico si
liscia sulla tela e, nonostante le ombre e le profondità, l’anima dello stile
descritto dal pittore rimane trattenuto nelle sue facciate originali e non si
trasmette attraverso il pennello. L’essenzialità e la sintesi, che non si
traducono però in astrazione, impongono al soggetto un distacco che
probabilmente sta nell’intento dell’opera, ma che infine comunica sensazioni
d’indifferenza e freddezza. Solo e soltanto il palazzo è protagonista, non la
pittura, non l’interpretazione, non la vita né il passato.
L’impressione di una città morta,
svuotata, inesistente: questa sembra essere la Trieste rappresentata, senza
ricordi e senza segreti, linda e plastificata. La rumorosa cromia delle tele,
luccicante e variegata, contrasta con una silenziosissima presenza di vuoto. La
spoglia funzionalità strutturale del razionalismo, stile prescelto
dall’artista, è posta sullo stesso piano dell’elegante grazia neoclassica o
degli eclettici dettagli decorativi.
Le architetture di Vienna, Praga,
Budapest, poste a introduzione della mostra, sottolineano la volontà di
collocare Trieste in un contesto più ampio, evidenziandone il carattere di
crocevia culturale. Punto di vista carissimo alla città, sempre molto
stimolante e certamente aperto a letture davvero contemporanee, ma che allo
stesso tempo, se non giustificato ampiamente e riletto in maniera attuale,
rischia di diventare una semplice banalità, ripetuta infinitamente.
Disposte su grandi pannelli
separati, le tele sono esaltate dalla tinta rossa del supporto, che evidenzia i
colori brillanti dei palazzi dipinti, ottenendo così una piacevole visione
d’insieme, giocosa e vivace, che riesce a far concentrare tutta la mostra in un
unico sguardo, sfruttando al massimo il grande spazio dell’ex pescheria, ora
Salone degli Incanti.
Il curatore, Luca Beatrice, e il
suo artista avranno certo deliziato gli occhi dei triestini, che, ormai sazi
delle innumerevoli pubblicazioni sull’architettura neoclassica della città,
possono godersi una nuova antologia della loro amata Trieste. Però, forse, è
tutto qui.
da Grand Tour Marco Petrus (Rimini, 1960; vive a Milano), che sbarca a Trieste –
tappa di un viaggio che lo ha portato in altre città della Mitteleuropa –
armato non più di taccuino su cui imprimere appunti e disegni, bensì della più
moderna e immediata macchina fotografica.
L’itinerario è stato un pretesto
per l’arte, e l’architettura è stata la necessaria l’ispirazione. Usando gli
scatti come se fossero un disegno preparatorio, Petrus ha infatti elaborato
successivamente le linee architettoniche dei palazzi, esaurendole poi di colori
densi e piatti. L’immagine consegnata allo spettatore non lascia spazio alla
poesia dell’immaginazione: su sfondi azzurri di cieli tersi, o di rosa
tramonto, o di grigi notturni, s’innalzano gigantesche le rigide rette che
delineano i contorni di finestre, balconi, lesene, bugnati.
L’elemento architettonico si
liscia sulla tela e, nonostante le ombre e le profondità, l’anima dello stile
descritto dal pittore rimane trattenuto nelle sue facciate originali e non si
trasmette attraverso il pennello. L’essenzialità e la sintesi, che non si
traducono però in astrazione, impongono al soggetto un distacco che
probabilmente sta nell’intento dell’opera, ma che infine comunica sensazioni
d’indifferenza e freddezza. Solo e soltanto il palazzo è protagonista, non la
pittura, non l’interpretazione, non la vita né il passato.
L’impressione di una città morta,
svuotata, inesistente: questa sembra essere la Trieste rappresentata, senza
ricordi e senza segreti, linda e plastificata. La rumorosa cromia delle tele,
luccicante e variegata, contrasta con una silenziosissima presenza di vuoto. La
spoglia funzionalità strutturale del razionalismo, stile prescelto
dall’artista, è posta sullo stesso piano dell’elegante grazia neoclassica o
degli eclettici dettagli decorativi.
Le architetture di Vienna, Praga,
Budapest, poste a introduzione della mostra, sottolineano la volontà di
collocare Trieste in un contesto più ampio, evidenziandone il carattere di
crocevia culturale. Punto di vista carissimo alla città, sempre molto
stimolante e certamente aperto a letture davvero contemporanee, ma che allo
stesso tempo, se non giustificato ampiamente e riletto in maniera attuale,
rischia di diventare una semplice banalità, ripetuta infinitamente.
Disposte su grandi pannelli
separati, le tele sono esaltate dalla tinta rossa del supporto, che evidenzia i
colori brillanti dei palazzi dipinti, ottenendo così una piacevole visione
d’insieme, giocosa e vivace, che riesce a far concentrare tutta la mostra in un
unico sguardo, sfruttando al massimo il grande spazio dell’ex pescheria, ora
Salone degli Incanti.
Il curatore, Luca Beatrice, e il
suo artista avranno certo deliziato gli occhi dei triestini, che, ormai sazi
delle innumerevoli pubblicazioni sull’architettura neoclassica della città,
possono godersi una nuova antologia della loro amata Trieste. Però, forse, è
tutto qui.
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a cura di Luca Beatrice
Centro Espositivo
d’Arte Moderna e Contemporanea – Ex Pescheria Centrale
Riva Nazario Sauro, 1 – 34121 Trieste
Orario: da
lunedì a venerdì ore 10-19; sabato e domenica ore 10-20
Ingresso libero
Catalogo Silvana Editoriale
Info: tel./fax +39 0236517480;
info@italianfactory.net; www.italianfactory.net
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