Nelle
Tesi su concetto di storia, scritte da Walter Benjamin nei tragici mesi che ne hanno preceduto il suicidio -è il 1940, e l’Europa è percorsa dalla guerra- il filosofo antepone alla tempesta del presente la volontà di ricostruire e rifondare il concetto stesso di storia. La procedura consiste nel radunare in un unico luogo stimoli e istanze in grado di condurre il mondo oltre l’ostacolo, a una necessaria palingenesi. Partendo da quest’approccio metodico, nasce l’ambiziosa rassegna video
Central Park, che presenta oltre una trentina di autori di diverse nazionalità e linguaggi. Il luogo è il parco di una villa delle colline friulane, la scelta del tema forte è coraggiosa, anche se non sempre chiaramente riscontrabile nei lavori degli artisti selezionati.
La questione più sentita è senz’ombra di dubbio quella del senso di limite e confine.
Bibi Agosto lo affronta in maniera narrativa in
A due passi, raccontando l’attraversamento di un fiume da parte di un ragazzo scalzo, per poi mostrarci come quel fiume rappresenti una frontiera politica fra Stati facilmente valicabile, un
hic sunt leones privo di alcun senso. Ma è
Cristina Horovat Blazinovic, in una performance in un prato, a confermarci come quegli stessi confini siano essenzialmente di ordine psicologico, barriere immaginarie che si oltrepassano con un semplice salto.
È un balzo anche quello che compie
Kensuke Koike in
13/06/2005 per saltare sul tetto del proprio garage, ovviando con l’artificio del trucco una difficoltà evidentemente insormontabile. Anche i lavori di
Luca Lumaca, pur risentendo della funzione di clip musicali, testimoniano con animazioni digitali sintetiche e raffinate la volontà di fuggire vincoli e limitazioni: ecco così un uomo che scappa da un’enorme catena di montaggio oppure un fantastico omino, a metà strada tra
Pacman e
Mario Bros, lottare contro terroristi e Hitler, fino a trovare il proprio
game over in una lotta contro Satana.
Ivan Moudov inscena invece una performance in cui, vestito con la divisa da soldato bulgaro, dirige il traffico in un incrocio a Graz, fra automobilisti che, pur spiazzati, rispettano le sue indicazioni, incapaci di non obbedire al senso di autorità imposto dalla divisa. L’incapacità collettiva di infrangere un limite diventa motivo d’ironia, almeno sino all’arrivo della polizia austriaca.
Bon soir mon amour di
Marc Giloux mostra un uomo nel proprio salotto che canta una canzone, con voce femminile, quasi una farsa, una confusione o un superamento delle identità di genere. L’aspetto musicale è essenziale anche nei lavori di
Christian Rainer, veri e propri video delle canzoni –dal tono soffuso e malinconico– che lo stesso artista interpreta. Rainer è inoltre autore della colonna sonora di
FM 00 del duo
Flavio Favelli e
Gianluca Mattei, video dalla fotografia curatissima, che racconta la storia di un viaggio verso caso da parte di un uomo mentre la sua compagna fa il bagno in piscina, in costume e scarpe col tacco. È completamente nudo l’uomo dei
Masbedo, mentre corre sulla spiaggia attratto da una luce, quasi una falena attratta da un lampione in una strada anonima, simile forse a quell’angelo che Benjamin riconosceva nella bufera. Quella “
bufera che lo spinge inarrestabilmente nel futuro, a cui egli volge le spalle, mentre cresce verso il cielo il cumulo delle macerie davanti a lui”.
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che bello il lavoro dei masbedo.dove possoi riverli?
suppongo il lavoro sia stato prodotto dalla galleria lipnajepuntin di trieste. prova a sentire loro.