-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
exibart.talks: intervista a Alice Coppini
Fumetti e illustrazione
di Nicoletta Graziano e Yasmin Riyahi
exibart.talks presenta la nuova rubrica dedicata al mondo dell’illustrazione e del fumetto italiano. Ogni settimana sul nostro sito, un’intervista esclusiva. L’appuntamento di oggi è con Alice Coppini.
Ciao Alice. Per prima cosa: com’è iniziato il tuo percorso come illustratrice?
«Ciao! Innanzitutto vi ringrazio moltissimo per questa intervista. La mia strada come illustratrice è cominciata nel più classico dei modi: fin da piccola mi piaceva disegnare. Verso l’età di 5 anni ho scoperto che esistono scuole in cui si impara a farlo e ho deciso che sarei andata lì. Così ho frequentato il Liceo artistico, poi lo IED di Milano e, dopo un breve stage in un’agenzia di comunicazione (che mi ha fatto capire che non volevo fermarmi lì), mi sono diplomata al MiMaster di Milano».
Che cosa ti ispira nei tuoi lavori?
«Quando cerco un’idea per un progetto o anche per un singolo disegno faccio spesso riferimento alla musica. Sono capace di ascoltare la stessa canzone anche per tutto il giorno, e per tutto il giorno la canticchio. Quando scopro un nuovo artista che mi interessa molto cerco la sua discografia, provo a capire il suo percorso e per i mesi successivi lo ascolto. Sembra una cosa meticolosa, ma in realtà assomiglia di più ad una piccola ossessione. Ma quando trovi gli artisti quelli potenti, che hanno cose da dire e che coincidono un po’ con il percorso che in quel momento stai facendo tu, l’ispirazione è assicurata. Poi a volte dai disegni non è chiaro, ma il punto di partenza spesso è quello».
Nel mese di ottobre hai realizzato tantissimi lavori incentrati sul tema delle Streghe. Spesso parli di loro, e anche il calendario che hai realizzato per il 2020 è una dedica alle prime streghe della storia. Da dove viene questa fascinazione? Chi sono le Streghe oggi?
«Le Streghe sono venute fuori un po’ per caso. Da qualche tempo, per i fatti miei, ho cominciato a fare disegni che hanno come tema la violenza di genere e il raggiungimento della parità dei sessi. Come ogni ottobre, su Instagram, prende il via l’Inktober e caso vuole che il tema generale di quest’anno fossero le Streghe. Ho deciso che potevo collegare le cose. Per me le Streghe sono tutte quelle donne che ad un certo punto hanno detto di no a qualche imposizione della società, che si sentivano strette e costrette, che per un qualsiasi motivo hanno cominciato a fare paura. Possono aver detto di no anche alle cose più piccole, non è necessario che siano state delle rivoluzionarie, anche un piccolo passetto va bene. Penso che le Streghe ci siano sempre state e che sempre ci saranno. E così anche gli Stregoni, solo che a volte bisogna un po’ stanarli. Insomma, forse sono state loro a trovare me. In generale, poi, sono affascinata da tutte quelle antiche usanze, quel vecchio mondo fatto di simboli e archetipi. Nella storia niente nasce per caso, ma è una risposta alle domande dell’essere umano e spesso queste domande sono simili in tutto il mondo. Molte volte lo sono anche le risposte che poi, negli anni, sono state declinate in modi diversi. Questa cosa è davvero molto interessante».
Da un punto di vista tecnico, qual è il processo di realizzazione dei tuoi lavori?
«Quando lavoro a qualcosa comincio sempre da schizzi grandi come francobolli, più o meno, che capisco solo io, e che mi servono a vedere lo sviluppo del progetto in generale. Poi passo alle bozze, ridisegno la stessa cosa un sacco di volte finché non prende la forma che desidero. A mano o a computer non fa moltissima differenza, dipende di volta in volta. Quando lo schizzo è a posto lo scannerizzo e lo stampo a dimensione reale (quando è più grande di un foglio A4), lo ricalco e lo coloro, spesso con le gouaches. Sto pensando, però, che è giunto il momento di provare altre tecniche, chissà».
C’è qualche artista contemporaneo o non, che in qualche modo ha suggestionato il tuo lavoro?
«Non ho un artista preferito, ma mi piacciono molto tutti quei vecchi albi illustrati tra il 1920 e il 1960, in particolar modo quelli dell’Europa dell’Est e della Russia. Non so dire se mi abbiano influenzata, ma mi piacciono molto».
Recentemente è uscito in Francia “Jusqu’à la dernière, dernière page” (Baliverne), di Laura Ferracioli e illustrato da te. Ci racconti qualcosa in più di questo progetto? Progetti per il futuro?
«“Jusqu’à la dernière dernière page” è la mia prima pubblicazione in Francia. Ringrazio molto Laura e Davide Calì, che ha ricoperto il ruolo di art director, per avermi affidato questo racconto, e l’editore per l’entusiasmo che ha manifestato. Il libro ha la struttura di una fiaba classica. Uno scrittore che lavora sempre chiuso in casa, un giorno, subisce l’incantesimo di una stre…. di una fata (abbiamo discusso di questa figura e convenuto che fosse assolutamente una fata): da quel giorno perderà tutte le pagine finali dei suoi racconti. Non potendo lavorare cade in povertà. Sarà così che si affaccerà al mondo e…Questo è il primo racconto che ho storyboardato dopo essere uscita dal Master, succedeva circa 4 anni fa. E’ stato in cerca di un editore per un po’, ma alla fine ce l’ha fatta! Grazie Baliverne éditions! Adesso sto lavorando ad un libro che tratta di gigantismo e nanismo animale, ci sono grossi varani, tarantole, lemuri e dinosauri! In futuro spero di lavorare ad un fumetto. E avere un piccolo shop con i miei prodotti».
Giovane illustratore/illustratrice da tenere d’occhio?
«Me ne chiedete solo uno, così è troppo difficile! Dico Francesca dell’Omodarme, è uscito da qualche mese il suo primo fumetto con Bao Publishing, “Il sole di mezzanotte”. L’ho letto ed è bellissimo».
Un film, una canzone, merenda preferita.
«Sui film non sono particolarmente preparata, perciò lascio correre. Una delle canzoni che sto ascoltando di più adesso è “A different kind of human” di Aurora, che ho scoperto recentemente. Tra qualche mese potrei consigliarvene un’altra però (senza smettere di amare questa). Non è che io faccia una vera e propria merenda, in inverno prendo cose a caso dalla dispensa, prediligendo i taralli. In estate il gelato, quello con il cono di cialda».
Potete continuare a seguire Alice qui:
@alicecoppini
alicecoppini.it