exibart.talks presenta la nuova rubrica dedicata al mondo dell’illustrazione e del fumetto italiano. Ogni settimana sul nostro sito, un’intervista esclusiva. L’appuntamento di oggi è con Gianluca Giovannini, meglio conosciuto come giangioff.
Ciao Gianluca. Per prima cosa: com’è iniziato il tuo percorso come illustratore?
«Ciao, grazie! È stato un percorso strano: da piccolo volevo fare lo scrittore, ma poi, con l’inizio delle superiori e tutti i “grandi” che mi ripetevano che era impossibile campare con la scrittura, ho scoperto i fumetti, ho chiesto su Yahoo Answers se fosse possibile vivere di fumetti e la risposta era “sì” (sono delle origini stupide, ma è esattamente così che è andata). Ora amo la narrazione per immagini e a scrivere e basta soffro. Ma pure a disegnare senza raccontare nulla, ormai ho i fumetti nel DNA!».
Che cosa ti ispira nei tuoi lavori?
«Non saprei dire dove trovo l’ispirazione per raccontare qualcosa, direi “dalla vita”, ma mi rendo conto che è una risposta vaga. Nella maggior parte dei casi le idee mi vengono in mente quando mi perdo tra i miei pensieri, altrimenti mi basta pensare ad una parola a caso, tipo “sirena”, ragionarci, applicarci cose a caso che fanno parte del mio vissuto e il gioco è fatto».
Recentemente è uscita la tua prima pubblicazione, Il futuro nei denti, edita da Fumetti di Cane. Ci racconti qualcosa?
«Il futuro nei denti è il mio primo libro “vero”. In realtà prima di lui ho fatto decine di autoproduzioni e collaborazioni su varie riviste indipendenti, ma mai mi ero cimentato in qualcosa di così grosso, da tutti i punti di vista. È la storia di un ragazzo che si risveglia in ospedale e, pian pianino, ricostruisce i fatti che lo han portato lì. Ciò che volevo era dare una sensazione di spaesamento e confusione, in modo che i lettori capissero cosa provasse il protagonista. Son soddisfattissimo del risultato».
Da un punto di vista tecnico, qual è il processo di realizzazione dei tuoi lavori?
«Professionalmente parlando, sono una frana. E sono pure strambo. Ho scritto tutta la storia verso settembre 2018, poi ho passato quasi un anno senza fare nulla, convinto che era troppo per me e, infine, ho fatto le cento pagine del libro in quindici ore, di getto, senza correggere praticamente nulla e senza tornare mai indietro».
C’è qualche artista contemporaneo o non, che in qualche modo ha suggestionato il tuo lavoro?
«Mi ispiro moltissimo a Gipi. Adoro ogni sua opera e penso di averlo stalkerato così bene da aver letto qualsiasi cosa faccia riferimento a lui su Google. Ho avuto il piacere di conoscerlo e sono contento, ma ora è il momento di trovare una voce mia e mia soltanto».
Progetti per il futuro?
«Ho un sacco di idee in testa (avrei anche il tempo di realizzarle, visto quanto sono veloce, ma tendo a farmi distrarre parecchio dalla vita). Pubblicherò un altro libro a breve, più grosso, più lungo, più cattivo e più colorato. Poi un altro ancora. Poi mi piacerebbe fare un’autoproduzione pazzissima e regalarla, è un’idea matta e quindi mi diverte».
Giovane illustratore/illustratrice da tenere d’occhio?
«Il mio migliore amico da anni, Michele (su instagram ha un nome molto imbarazzante:
@michele_fumettista ) è un genio. Ha uno stile di disegno grezzo, ma fa le cose migliori che io abbia mai letto. Eravamo due piccoli nerd alle superiori, mi diverte l’idea che un giorno conquisteremo il mondo».
Un film, una canzone, merenda preferita.
«Film preferito: I’m still here
Canzone preferita: Piromani de Le luci della centrale elettrica
Merenda preferita: i Coco Pops».
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