exibart.talks presenta la nuova rubrica dedicata al mondo dell’illustrazione e del fumetto italiano. Ogni settimana sul nostro sito, un’intervista esclusiva. L’appuntamento di oggi è con Margherita Tramutoli, meglio conosciuta come La 3am.
Ciao Margherita! Com’è iniziato il tuo percorso?
«Il mio percorso è iniziato in maniera atipica. Mi sono laureata in Relazioni Internazionali e contemporaneamente mi sono diplomata alla Scuola di Comix di Napoli. Cercavo di tenere insieme i desiderata della mia famiglia con i miei, e infatti per un po’ ho lavorato come grafica per progetti di cooperazione internazionale. Ma ancora non era abbastanza, io volevo fare fumetti e illustrare, quindi ho lasciato il mondo della cooperazione e mi sono dedicata solo ai miei progetti. In seguito, poi, è arrivato anche l’insegnamento».
Da dove viene il tuo soprannome?
«Dall’idea che avrebbero sbagliato in molti a scrivere il mio nome per esteso (Margherita Tramutoli), per cui ho adottato il soprannome che mi hanno dato gli amici ai tempi dell’università. E poi l’idea dello pseudonimo mi piace perché si concilia con il mio desiderio di riservatezza. Eppure devo dire che riescono a sbagliare anche quello…».
Che cosa ti ispira?
«Gli album che ascolto, i film che vedo, i racconti delle persone, gli stralci di discorsi che acchiappo camminando per strada, i lavori dei miei colleghi, le mostre, i libri che leggo. Penso che più si è permeabili a qualunque tipo di stimolo esterno più si abbiano ingredienti da mescolare e rielaborare in modo originale. Quando gli stimoli sono pochi si vede, si realizzano opere sempre uguali. La curiosità per tutto e la “fame” di comprensione è alla base del mio processo creativo».
Da un punto di vista tecnico, qual è il processo di realizzazione dei tuoi lavori?
«Di solito realizzo prima un bozzetto in digitale, perché è più comodo e veloce spostare gli elementi, lavorare sulla composizione. Poi stampo e riporto su carta tramite il tavolo luminoso. A volte direttamente col colore -ad acrilico o a pastello- a volte passo dalla matita prima e poi arrivo al colore».
C’è qualche artista contemporaneo o non, che in qualche modo ha suggestionato il tuo lavoro?
«Moltissimi, soprattutto del passato. Primo tra tutti Sargent. Molto i preraffaeliti, la secessione viennese, tutto Mucha -soprattutto l’Epopea Slava- ma anche Modigliani, Soutine. Tengo sempre un occhio sugli illustratori che si occupano di pubblicità, perché spesso usano degli escamotage sintetici e metaforici molto interessanti, a volte geniali. Tra gli illustratori Mattotti, James Jean, Claire Wendling e soprattutto Frank Espinosa, che ho avuto la fortuna di avere come maestro».
A ottobre è uscito “La Bellezza di Medusa”, scritto da Sabina Colloredo e illustrato da te per De Agostini – Libri per Ragazzi. Com’è stato? Che rapporto hai con il mondo dell’editoria italiana?
«È stato il progetto più gratificante a cui abbia lavorato finora. Una scrittura commovente che mi ha suscitato per ogni racconto due, tre versioni dello stesso mito. Ero in preda a una specie di furore creativo per cui producevo milioni di schizzi, prove, studi… Il libro poi è stato curato in ogni minimo dettaglio. È nato un bell’oggetto, anche grazie ai professionisti che si sono occupati della cura dell’edizione, della resa di stampa, della grafica. Sono figure professionali che lavorano dietro le quinte ma che sono determinanti perché il lavoro dell’illustratore venga valorizzato al massimo. Sembra banale ma non lo è affatto, ci tengo a sottolinearlo».
Progetti per il futuro?
«Sto lavorando alle illustrazioni per un video musicale, una cosa del tutto nuova e per questo entusiasmante. Progetto insieme al mio amico e sceneggiatore il nuovo libro a fumetti in veste di disegnatrice e nel frattempo continuo a scrivere la mia prima storia “lunga” che mi vedrà esordire come autrice completa».
Giovane illustratore/illustratrice da tenere d’occhio?
«Cristina Trapanese e Agnese Innocente».
Un libro, una canzone, la tua merenda preferita.
«Il Selvaggio (Guillermo Arriaga, Bompiani), Napoleone (Giorgio Poi), pane sale e olio».
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