Il mondo del fumetto non è tutto rose e fiori. Uno dei casi più eclatanti risale a qualche mese fa, con lo scandalo delle molestie da parte di un ex editor della Dark Horse Comics. La situazione non migliora in Italia, dove spesso le donne sono vittime di discriminazioni sul lavoro, comportamenti inappropriati nelle scuole, molestie. Non sono la norma, fortunatamente, ma non sono né così rare, né vanno insabbiate. In un settore senza albo professionale, in cui il lavoro raramente gode di garanzie sindacali, il terreno degli abusi è particolarmente fertile. Dal desiderio attivo e progettuale di un gruppo di autrici del fumetto italiane nasce MOLESTE, collettivo femminista e spazio di mutuo ascolto.
MOLESTE sono artiste, critiche, traduttrici, ghost writer, giornaliste, lavoratrici o soggetti in formazione che hanno deciso di organizzarsi e di eleggere la solidarietà e l’autodeterminazione come valori, in aperta opposizione alla mascolinità tossica che ha inquinato troppe volte le dinamiche professionali, amatoriali e didattiche del fumetto italiano. In nome del riconoscimento della loro professionalità e del rispetto delle loro identità.
Si tratta di una iniziativa fondamentale, necessaria, che mette nero su bianco le esigenze delle donne che lavorano nel settore creativo. Come recita il loro manifesto:
“Vogliamo essere giudicate come artiste, non come donne.
Non siamo obbligate ad accettare un invito a cena per parlare del nostro lavoro.
Non siamo tenute ad andare a casa di nessuno per mostrare il nostro portfolio.
Non è detto che ogni valutazione sul nostro aspetto fisico sia ben accetta, soprattutto all’interno di rapporti professionali.
Non siamo “belle”, “tesoro”, “amore”. Siamo professioniste e come tali vogliamo essere considerate.
Non siamo neanche “bruttine”, “frigide”, non ci dobbiamo “rilassare”. Siamo colleghe.
Non crediamo di dover tollerare atteggiamenti scorretti perché qualcuno “è fatto così”.
Non siamo le compagne di nessuno. O, almeno, la cosa non riguarda i nostri colleghi e i nostri datori di lavoro”.
Il collettivo parte dall’esigenza di condividere le proprie esperienze in merito a comportamenti molesti e sessisti che hanno coinvolto negli anni, in Italia, molte professioniste e aspiranti autrici. «Alcune di noi hanno subìto dei torti, altre no. Ciò che abbiamo in comune è la ferma volontà che situazioni simili non si verifichino mai più», dichiarano nel loro manifesto. Tuttavia, al di là della denuncia, MOLESTE si propone come spazio di riflessione, per la costruzione di un ambiente autenticamente nuovo, in cui tutte e tutti possano godere degli strumenti della parità, dell’inclusività e di una professionalità realmente riconosciuta, non solo a livello economico e sindacale, ma libera da ingerenze relative al genere e all’età.
Fondamentale è la messa in ascolto delle testimonianze, in forma riservata e rispettosa dell’anonimato delle fonti. Per questa iniziativa, MOLESTE si avvale della collaborazione di numerosi centri antiviolenza localizzati nei principali centri italiani. Questa scelta ha l’obiettivo di garantire una tutela delle fonti a 360 gradi, gestita da operatrici esperte del settore, con il supporto del collettivo MOLESTE. La lista dei centri è pubblicata sul sito e suscettibile a variazioni e aggiornamenti.
Potete mandare le vostre testimonianze all’indirizzo mail: testimonianze@moleste.org
Uno degli strumenti del collettivo sarà la costruzione di una rete. Una rete tra persone, ma anche tra associazioni che si occupano degli stessi temi in altri Paesi. Il collettivo parte con il gemellaggio con BDEgalité (Francia) e So Many of US (USA), ma si apre anche alla collaborazione con realtà nazionali che lavorano su cause convergenti e complementari.
Bellissime le immagini delle artiste che già hanno aderito all’iniziativa: ci sono Rita Petruccioli, Sara Pichelli, Giulia Sagramola, Elisa 2B, La Tram (con lei avevamo già scambiato quattro chiacchiere, in uno dei nostri appuntamenti con exibart.talks).
Per tutti gli aggiornamenti, potete seguire il sito web di MOLESTE e le loro pagine Facebook e Instagram.
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