L’esposizione, dislocata in diversi spazi espositivi, è un viaggio attraverso i percorsi più attuali dell’arte contemporanea frequentati da alcune notevoli personalità emergenti. Sono infatti offerte all’attenzione del pubblico le ricerche di due giovani promettenti creativi, Armando Lulja e Giovanni Ozzola, affiancate dai lavori di due artisti più maturi quali Marcello Simeone e Robert Pettena.
Marcello Simeone, già affermato e riconosciuto nei circuiti artistici nazionali ed internazionali, ha iniziato la carriera espositiva nel 1997. Da allora ha partecipato a numerose collettive in Italia e in Europa e, nel 2000, ha esordito come solista con una personale alla Galleria Analix di Ginevra che lo ha accolto nella sua scuderia.
Presso il laboratorio/galleria Spazio Disponibile, l’artista è presente con cinque grandi lavori fotografici e due cicli grafici che comunicano, con romantica intensità, l’inscindibile compenetrazione tra arte e vita nelle sue originali intenzioni espressive. I soggetti prescelti, esaltati ed amplificati a dismisura, sono tratti dalla vita di tutti i giorni che è banale e torbida insieme. La visione è chiara e definita, concentrata sul soggetto, o meglio, su una parte di esso. In effetti il racconto visivo, per certi versi esplicito e dettagliato, non è mai completo – è approfondito ma parziale. L’attenzione è concentrata su un frammento che, nella sua nuda parzialità, si impone prepotentemente alla percezione di chi guarda. Un tralcio di fiori bianchi, il candore ceramico di una vasca da bagno imbrattato da un acido pigmento violetto, corpi acerbi, androgini, seminudi, uno scorcio di un tavolo da biliardo…o forse un momento di gioco e di socialità. I soggetti ritratti non sono più semplici corpi o oggetti, bensì significano dimensioni emotive che evocano stati d’animo, frammenti di vita vissuta isolati ed amplificati fino ad assumere un’evidenza assoluta, stranamente oggettiva. Le due serie grafiche, l’una su carta, l’altra realizzata su tele di varie forme e dimensioni, ancor più dei lavori fotografici raccontano in modo criptico e sintetico luoghi, cose, situazioni che si offrono alla vista ma rifuggono dall’intelletto. Così un paio di jeans vuoti, una catenina con una croce, il profilo elementare di un letto, una coniglietta senza volto, la scritta “Orlando, 19 pusher”, si allineano di fronte ai nostri occhi e forniscono appigli all’immaginazione, accenni utili al sistema intuitivo che li associa automaticamente ad un corpo, ad un luogo, ad una situazione. L’autore intende così condividere attimi intimi tratti dal suo vissuto personale; per questo fornisce illuminazioni allusive ed ermetici indizi a chi possieda la sensibilità necessaria a decifrarli.
Addentrandosi nei sottosuoli ci si immerge invece in un’atmosfera diversa, misteriosa e fuori dal tempo. Attraverso un breve labirinto di cunicoli, pervaso da un odore acre di terra umida, e guidati da una musica esotica, si incontra una suggestiva videoinstallazione di Robert Pettena. La visione e l’incalzante ritmo arabeggiante evocano atmosfere metropolitane, familiari e lontane insieme. Qualcuno percorre in solitudine un itinerario obbligato, apparentemente senza inizio né fine, probabile metafora di quel misterioso viaggio esistenziale di cui non si conosce l’origine né si comprende appieno il significato.
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