…In realtà basta seguire queste Rotte per imbatterci in qualcosa di veramente innovativo e stimolante.
Di fronte a un evento come Rotte metropolitane III, in cui protagonisti sono dei giovani, viene spontaneo ricordare una delle prime raccolte di poesie di Pier Paolo Pisolini: La meglio gioventù. E come non riferirla a loro, i nuovi artisti?
Una gioventù che ci può restituire la libertà dello sguardo, del vagare alla ricerca di nuovi porti che a volte perdiamo senza rendercene conto.
Rotte che ci conducono a nuove e sconosciute mete, dove sembra abitare la voglia di andare avanti, di guardare al futuro, come succede nello Studio Cassiopea. Pareti trasparenti, luci, scale e passerelle sospese accolgono i lavori di Marcello Simeone e Giovanni Ozzola.
Quattro disegni su carta di Marcello Simeone aprono l’esposizione.
Il bianco verginale della carta e l’incertezza delle linee che la solcano, con molta leggerezza, si compenetrano dando vita a un vero e proprio racconto quotidiano. Due gambe stanche e debosciate, un albero spoglio, una televisione e un bicchiere e, infine, una scritta che spiega le immagini precedenti: SKIVER, scansafatiche. È qui che, finalmente, il puzzle si ricompone. Una persona, uomo o donna che sia, preferisce starsene su un divano a guardare la televisione anziché reagire e uscire di casa. Questa persona sembra essere paragonata all’albero che se ne sta inerme a causa di un autunno che gli ha rubato tutte le foglie/forze.
Ed ecco Giovanni Ozzola con le sue foto.
Tre stampe di foto e negativi andati perduti: Piazza Rossa, Excelsior, e Tranquillità. Un percorso dalla dura realtà a una realtà più dolce e segreta come è quella della Natura, rappresentata qui da un melo. Un autoritratto, un autoscatto con effetto flou, composto da due foto distinte.
Tre scatti, ancora con effetto flou, su una spiaggia. In tutti e tre campeggia un ombrellone ripreso da tre diversi punti di vista, ma anche in tre momenti differenti. Dunque spazio e tempo sembrano creare quasi una sequenza filmica: l’ombrellone aperto, due passanti che si frappongono tra la macchina fotografica e l’ombrellone, e di nuovo l’ombrellone da solo.
Se è il sole a dare luce alle tre “scene” precedenti, è la “moonlight” che illumina il mare notturno delle altre due foto, ancora riprese da due punti di vista differenti con effetto flou. Sullo sfondo del colore scuro della notte e del mare si distinguono, a mala pena, due figure umane. In alto la luna si immerge con il suo bianco candore nel mare sottostante.
La scelta di Ozzola, di scattare delle foto dello stesso soggetto da diversi punti di vista, sembra riportarci nel passato, quando Monet, nella solitudine dei paesaggi francesi, dipingeva le sue Cattedrali e le sue Ninfee in serie infinite, per coglierne le più possibili variazioni.
Dunque protagonista di questa rassegna di arte contemporanea è il “Tempo” presente, ma anche passato, che ritorna e riaffiora quando e dove meno possiamo immaginarlo.
Elena Parenti
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