Piero Dorazio, figura di spicco delle ricerche astratte italiane degli anni Cinquanta, è protagonista della rassegna allestita alla Galleria Zonca&Zonca, che per l’occasione presenta 10 opere di grande formato realizzate tra la fine degli anni ’50 e l’inizio dei ’60.
In mostra sono esposte una singolare serie di tele, lavori complessi ed altrettanto sorprendenti con i quali l’artista arriva a consolidare le proprie esperienze pittoriche.
Ma la peculiarità della ricerca di Dorazio emerge già nei suoi primi lavori, realizzati nel secondo dopoguerra: composizioni astratte nelle quali traspare una marcata impostazione concreta. Una tendenza che lo porterà ad aderire al Movimento d’Arte Concreta (MAC) e al gruppo Forma Uno alla fine degli anni Quaranta.
Si tratta di una pittura rigorosamente astratta che lontano da ogni esperienza con il reale e da ogni tendenza rappresentativa si concentra sul processo formativo e fattuale dell’opera stessa.
Fino ad arrivare a quel fecondo periodo compreso tra il 1958 e il 1965, nel quale l’artista raggiunge la sua più matura espressione artistica con una serie di opere alle quali la galleria milanese vuole rendere omaggio con questa esposizione.
E’ in questi anni che Dorazio crea quel singolare universo pittorico basato sulla costruzione di texture di accurata fattura, nelle quali il gioco di luce e il rigore compositivo raggiungono effetti di sorprendente intensità.
Le tele sono realizzate con sottili pennellate che si incrociano sovrapponendosi, creando un fitto intreccio di linee di colore; una vera e propria tessitura pittorica che dalle sue trame lascia filtrare invisibili corpuscoli di luminose tonalità.
Con questa straordinaria e altrettanto meticolosa tecnica l’artista romano crea minuziose superfici impalpabili, ma di intensa qualità cromatica, simili a delle membrane che si disgregano in piccolissime particelle di colore sprigionando una sorprendente sensazione dinamica. Il tutto sapientemente calibrato dalla mano dell’artista che con estrema perizia controlla ogni più piccolo segno di colore.
Una ricerca pittorica che vede in artisti come Mondrian e Severini, i suoi grandi maestri e punti di riferimento.
Se da Mondrian eredita il rigore della composizione e soprattutto l’instancabile lavoro di analisi, di Severini, Dorazio, fa sua quella ricerca tesa a cogliere l’effetto effimero della luce che nell’atto di rifrazione permette la visione e provoca il conseguente smembrarsi del colore in luce. La sua pittura si pone come spunto per una revisione dell’astrattismo classico collocandosi in modo critico rispetto alle ricerche informali di quegli stessi anni che privilegiavano un approccio all’opera di tipo materico-espressivo, lontano da ogni rigore compositivo e dal ritmico concatenarsi delle ‘forme’ che caratterizza la ricerca pittorica di Dorazio.
Opere che non mancano si segnare il cammino delle ricerche artistiche contemporanee e successive ad esse, ponendosi come punto di riferimento a movimenti quali il tedesco Gruppo Zero ed il romano Gruppo Uno.
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Elena Arosio
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A quei tempi era bravo, ma ora...
Complimenti veramente bello questo articolo.Peccato che in Tirol non ci siano siti cosi interessanti.