Dopo il successo dell’esposizione tenutasi presso il Palazzo Verbania di Luino, la mostra Burri e Palazzoli. La “Santa Alleanza” approda a Milano, in quelle stesse sale inaugurate nel 1968 proprio da una personale dell’artista umbro.
L’esposizione, che vuole rendere omaggio al singolare rapporto tra Alberto Burri e il suo unico gallerista e mecenate Peppino Palazzoli, mantiene l’impostazione della precedente rassegna, accostando all’opera del maestro documenti storici, fotografie e lettere, attraverso le quali si racconta il sodalizio professionale, ma soprattutto umano che, a partire dal 1957, legò questi due straordinari personaggi.
La mostra, che per l’occasione si arricchisce di altri capolavori, presenta un corpus di venti preziose opere che ripercorrono i momenti fondamentali della produzione artistica di Alberto Burri: dai Sacchi degli anni ’50 per passare alle Combustioni su legno o plastica e per concludersi con i Cretti degli anni ’70 che aprono la ricerca pittorica degli ultimi decenni dell’artista.
In mostra spiccano il Grande sacco del ’54 e il Sacco e rosso del ’55, già presenti a Luino, ma anche Nero con punti rossi del ’57, Sacco of1 del ’53, una Combustione su legno del 1963 e una Plastica dello stesso anno.
Si tratta di lavori di forte impatto visivo nei quali i valori tattili, ma anche cromatici, dei sacchi e dei materiali organici, dialogano con la diversa matericità del pigmento colorato. E’ dal ritmico accostarsi di queste diverse qualità cromatiche, sapientemente calibrati dell’artista, che risiede l’unicità dell’opera di Burri.
Una pittura, perché di pittura si tratta (come sottolinea anche Elena Pontiggia nel suo testo critico), dalla quale traspare una particolare attenzione verso il colore, una sensibilità che caratterizza l’intera opera dell’artista fino dal suo esordio negli anni ’40.
A Burri non interessa il sacco come elemento ricco di riferimenti simbolici, ma trova in esso e negli altri materiali scelti, quei valori plastici e cromatici che gli consentono di creare accordi tonali che si dispongono in ritmiche composizioni. Si tratta, quindi, di opere che, nel loro realizzarsi, non sono poi così lontane dalle impostazioni della pittura più classica, andando ben oltre quell’attenzione per il gesto e la materia che caratterizza le ricerche informali e nelle quali viene classificata anche l’opera del maestro umbro.
Palazzoli, già gallerista di Fontana e Vedova, ha saputo cogliere proprio questa singolarità. Ha visto l’unicità del lavoro di Burri e ha saputo difenderlo in un periodo in cui l’opera dell’artista veniva aspramente svaluta da una critica e da un pubblico ingrato.
La mostra, oltre ad essere un’ottima occasione per ammirare opere di grande qualità, offre quindi un’importante testimonianza di quello che fu quella “Santa Alleanza” sorta tra due singolari personaggi: un sodalizio esclusivo, un accordo che non ha avuto bisogno di contratti ufficiali, ma che con la sua sincera semplicità contribuì a scrivere parte delle vicende artistiche di quegli anni.
Elena Arosio
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Tardi, ma ho visto questa bella mostra insieme ad un amico: c'è un'opera che mi è piaciuta molto, una plastica fusa trasparente (averci i soldi) interessante anche per i vecchi articoli di giornale conservati nelle bacheche che documentano di una polemica di Andreotti nei confronti della Biennale..."Basta con l'egemonia degli Otto", basta spazzatura alla biennale, isomma la mostra fa vedere come certe cose, cambiati i tempi, non cambiano molto. L'ingerenza della politica nell'arte, che quando non si limita a non aiutarla , è volta solo a tentare di cancellare.
Divertente il libro dei commenti, dove qualcuno ha scritto "la vita uccide" e simpatico il figlio di Palazzoli (almeno credo fosse lui) che credendo ne fossimo noi gli autori ci voleva dare degli antidepressivi.
So che non c'entra nulla, ma la pittura di Burri, il suo modo di raccontare, per me , se per un verso ha dato il via all'arte povera, che lo ha trasformato raccogliendo altri spunti, ha molto della raffinatezza e del rigore che mi ricordano certi autori giapponesi, saranno anche i colori e le campiture, chi lo sa.