Una tela situata su un fondo di carta kraft intonacata di rosso: questo l’intervento realizzato da Stéphane Bordarier appositamente per la parete d’ingresso della Galleria Peccolo di Livorno, che dal 5 al 20 maggio prossimo propone una personale dell’artista. Realizzata in collaborazione con la Galerie J. Fournier di Parigi la mostra presenta una serie di lavori realizzati tra il 1999 ed il 2001. Si tratta di un periodo significativo come suggerisce Bruno Corà nel saggio critico del catalogo dedicato all’episodio livornese, poiché a partire da metà degli anni novanta Bordarier ha iniziato quell’esercizio di reificazione del semplice elemento del colore monocromo trattato con la mescolanza di colle di coniglio fino a giungere ad una sorta d’“impaginazione” del dipinto su carta colorata applicata come parati al supporto murario.
Se nelle opere degli anni 1997 – ’98, infatti, il colore nella stesura lasciava intravedere il gesto lasciando i contorni sfrangiati, spesso negli olii del 1999 – 2000 il colore deborda invadendo il fianco delle tele conferendo al quadro una valenza spaziale esplicita finora inedita. Tuttavia già nel 1998 l’attenzione alla qualità del colore aveva spinto l’artista di Nîmes ad utilizzare delle carte dipinte sovrapporre le carte in modo tale da rendere compresenti in ciascun lavoro sia le parti osservabili che quelle coperte e dunque occultate alla vista, lasciando percepire due condizioni del medesimo colore. La tela di Livorno appartiene all’esperienza dell’ultimo anno, che ha visto intervenire Bordarier di volta in volta con il colore ad olio violetto di marzo, bruno Van Dick, rosso e persino verde. Si tratta , in realtà, utilizzando la felice osservazione di Pierre Wat fatta in occasione della mostra alla FIAC dell’autunno 2000 presso la Galerie Jean Fournier di “quadri sopra una pittura”. L’introduzione delle carte kraft colorate o le forma stesse affrescate sul muro permettono all’artista di rivolgere un’attenzione particolare all’ambiente. Diverse tanto dai wall-drawings di Le Witt e di Turrel, quanto da quelli di Forg (anni ottanta ) o di Bassiri (anni novanta) le opere di Stéphane Bordarier sembrano non presentare neppure la stessa attitudine spaziale che distinse le opere in situ di Buren o di alcuni esponenti del Support-Surface negli anni Settanta.
Incontro con Stéphane Bordarier (intervista di Silvia Fierbracci)
Silvia Fierabracci
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