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Considerato il padre del Concettualismo sovietico, Kabakov ha iniziato la sua carriera a Mosca negli anni Cinquanta come illustratore di libri per bambini. Fin dall’inizio della sua ricerca ha posto al centro della sua poetica l’analisi della condizione sociale sovietica del periodo post-staliniano, descrivendone la condizione di vita e i paradigmi istituzionali attraverso una serie di installazioni di grande impatto emotivo.
Questa mostra nei grandi e suggestivi spazi della Galleria Continua (che trova alloggio in un ex-cinema) raccoglie un gruppo di opere di diverso tipo, che vanno dal disegno acquarellato alla scultura in marmo o in fil di ferro, fino all’installazione ambientale di grandi dimensioni.
La prima sala è dominata dalla “Unfinished Sculpture”, un grande blocco di marmo appena sbozzato, sulla cui fronte si intravede, negli angoli lasciati liberi da un piano rettangolare e levigato, il disegno a contorno del famoso affresco di Raffaello “La scuola di Atene”, dipinto nelle Stanze Vaticane. “The rest before the road” mostra invece un recinto per lo stazionamento dei cavalli, mentre l’opera “Romeo and Juliet” è costituita da due piccole sculture in fil di ferro che rappresentano due figure sedute (Romeo e Giulietta, appunto), poste l’una di fronte all’altra su piedistalli identici. Sulla parete di fondo un acquerello mostra le medesime sculture poste in un ambiente urbano, ai lati di una via. Nel quadro però ci sono degli spettatori che rivolgono lo sguardo verso le figure sedute -quasi due divinità- spingendo così il visitatore della mostra ad uno straniante meccanismo di identificazione e rispecchiamento con i ‘colleghi’ ritratti nell’immagine.
Ma l’opera più suggestiva di questa esposizione è certamente “Tennis Game (dialogo con Boris Groys), un’installazione ambientale che trova posto nell’ex sala proiezioni del vecchio cinema. In questo grande spazio, su cui si affacciano le balconate della galleria, l’artista russo ha ricreato un campo da tennis di dimensioni reali. Attorno al campo da gioco ha poi disposto delle panche per gli spettatori e numerose grandi lavagne, ognuna delle quali è sovrastata da un monitor che rimanda immagini di incontri di tennis. Il gioco del tennis è però solo una metafora e richiama il tema della disputa filosofica medievale, in cui due rivali si affrontavano in una sorta di torneo intellettuale a colpi di saggezza e cultura. Sulle lavagne, infatti, possiamo leggere le frasi di una conversazione filosofica svoltasi tra Kabakov e Groys sul tema della bestialità, in un incalzare di botta e risposta che arriva a paragonare lo status dell’artista a quello della bestia , non senza riferimenti allo “zoo” del sistema dell’arte. Il ‘dialogo’ è scandito da un ritmico rimbalzare di pallina da tennis che ricrea il classico ambiente sonoro di un campo di terra rossa con una partita in corso; il rumore scandisce il movimento dello sguardo dello spettatore intento a leggere sulle lavagne le domande e le risposte dei due duellanti.
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Valentina Tanni
“Ilya Kabakov”. Dal 31 marzo al 27 maggio 2001. San Gimignano (SI), Galleria Continua, via del Castello 11.
Orario: dal martedi a domenica dalle 15.00 alle 19.00 oppure su appuntamento.
Tel. 0577.943134, fax 0577.940484, e.mail: continua@tin.it
[exibart]
Interessante il “Tennis Game”… e anche originale, mi sembra. Grazie a Valentina per lo stile limpido, preciso ed esauriente – come sempre, del resto. Ciao