Lo Studio Gariboldi prosegue la meritoria ricerca sull’informale italiano degli anni ’50, presentando una interessante retrospettiva su uno dei protagonisti di quel periodo: Giuseppe Allosia (1910-1983). Le opere esposte negli accoglienti locali della Galleria abbracciano tutto il decennio e sono paradigmatiche dell’evoluzione non solo dell’artista, ma in generale di tutto il movimento informale. Assistiamo al progressivo passaggio da un cubismo astratto di stampo picassiano all’action painting vero e proprio, decisamente influenzato dalla scena americana e da Jackson Pollock, in particolare. Quello che invece stupisce, ricostruendo il cammino culturale di Allosia, è la precoce adesione alle tecniche informali: quando, nel 1951, aderisce al movimento nucleare Numero (tra gli altri Scanavino), è, infatti, già artista maturo con esperienze informali che risalgono addirittura alla fine degli anni ’40.
Riferimento obbligato, nel commentare l’opera dell’artista volterrano (che tuttavia ha sempre operato a Genova) è Jackson Pollock. Il riverbero delle esperienze americane coinvolge Allosia, in particolare lo strettissimo rapporto tra gesto e segno, tra corpo e opera che diverranno le linee guida del suo percorso artistico. E’ dunque naturale che Allosia usi la tecnica del dripping, sperimentazione estrema di cui Pollock era maestro (nonché l’inventore): questa tecnica di “sgocciolamento” permette la totale disintegrazione della forma e una simbiosi tra l’artista e l’opera. Indimenticabili sono le immagini di Jackson Pollock che cammina letteralmente sulla tela, dipingendo quasi in stato di trance. Allosia, dunque, riprende questa tecnica, modificandone il formato. Il dripping viene sperimentato non più su supporti di grandi dimensioni ma su piccole tele, senza per questo perdere l’impatto emotivo ma al contrario “esprimendo attraverso la sua opera un’ansia di rigenerazione che, mentre paventa il disastro nucleare ed aspira ad una apocalisse che riporti all’originario caos incandescente” (Naldi, 1993).
Pur aderendo a numerosi gruppi o movimenti, oltre al già citato Numero, il Movimento Nucleare e il Mac Espace, Allosia elabora sempre un discorso personale, autonomo, che alcuni critici (vedi Negri e Pirovano) non esitano a definire irregolare, paragonando la sua figura a Nigro, Carol Rama o Moretti. Nel 1957, un latro irregolare, Veronesi, dichiarava : “[…] ho abbandonato poco a poco la composizione rigorosamente geometrica , sono passato a tentare risoluzioni spaziali quasi di natura atmosferica, cerco di trovare, nella scoperta di un riferimento spaziale assolutamente pittorico, un ordine poetico del tutto libero”. Allosia non ricerca un ordine ma un disordine poetico e il mezzo per scovarlo non è la risoluzione spaziale ma il dripping.
Luca Scalco
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...complimentarmi con gli interventi del signor Costantino, sempre posati, controllati, costruttivi
Non riesco a immaginare la tecnica del "dripping" su piccole tele... dev'essere molto bello, da un punto di vista puramente formale. Una riproduzione sul sito, penso, non renderebbe giustizia a queste opere. Non conosco l'informale; se ti va di rispondermi puoi dirmi se tutti gli esponenti fanno riferimento a Pollock? E un'altra cosa: consideri il "dripping" contrapposto alla risoluzione spaziale: non sono un esperto di arte e ti chiedo "lumi" riguardo all'affermazione che conclude il tuo articolo. Grazie e ciao!
Per Nanni.
Ti ringrazio per l'apprezzamento... però non sono un "signor", ho 29 anni...
Ciao!
Sono interessata all'arte di Allosia ma non riesco a trovare una sua biografia! mi sapresti indicare qualche riferimento bibligrafico! grazie ka
C'è anche una via francese all'informale,da De Stael a Fautrier.
Buongiorno sono Isetta daniele un pittore astrattista informale qualche volta sono stato paragonato ad Allosia
And what about Mondrian? Che partendo dalla natura e'arrivato con la sua ricerca estetica in progressione alle sue composizioni di composizioni geometriche. Spazio razionalizzato in contrapposizione a spazio caotico.