Sul bianco candido e asettico delle pareti, le lampadine sono punti luminosi che attraggono lo sguardo. Sparano la luce verso il muro, illuminando per riflesso un groviglio di tubi flessibili di metallo che sembrano quelli della doccia ma danno l’impressione di serpenti inanimati.
Nel silenzio assoluto della sala, aleggia un’atmosfera surreale in cui i rumori provenienti dall’esterno, automobili e battere di lavori stradali, vengono a sovrapporsi, senza riuscire ad entrare in sintonia. Mi domando che effetto avrebbe avuto, diffondere nella sala una musica di sottofondo.
In un’altra delle sculture, l’unica situata sul pavimento, le lampade adoperate dall’artista sono le stesse che si trovano nei corridoi delle cantine, con il loro guscio arrotondato, cinto da una rete metallica e l’impressione suscitata questa volta, è di topi. Topi luminosi dalle lunghe code scintillanti.
E’ tutta giocata sulla luce, questa serie di lavori di Mc Caslin e sull’interazione delle opere con lo spazio stesso della galleria. In effetti, l’ambiente subisce una sorta di mutazione, si trasforma, arrivando ad assumere i connotati di una scena da film di fantascienza.
Non so se fosse nell’intento dell’artista – devo ammettere di non conoscere a fondo il suo lavoro passato né quello recente – ma il risultato di queste sculture è di una estrema freddezza, che non facilita certo il coinvolgimento emotivo dell’osservatore. Malgrado la loro fisicità e l’interessante aspetto formale, non sembrano contenere quel potere evocativo in grado di rendere “animata” un’opera d’arte.
Bruno Panebarco
Mostra visitata il 2.3. 2001
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