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“Ognuno di noi nasce come il figlio della genetica, ragione per cui ogni piccola parte che ci compone ci rende simili a dei computer biologici: ogni singolo pezzo deve essere lì con precisione, il che ci garantisce un’identità. L’uomo in sostanza si trasforma in una macchina in grado di muoversi soltanto in base alla determinazione”. Questo è il pensiero di Paola Epifani, in arte Rabarama, giovane pittrice e scultrice padovana (nata però a Roma, nel 1969). Alla base della creazione delle sue opere sta una particolare concezione dell’esistenza umana, priva di libero arbitrio, costretta ad un rigido determinismo e ridotta a semplice macchina biologica.
Le figure dell’artista, uomini-rettile in continua contorsione, tendono a raccogliersi in se stesse e a difendersi da tutto ciò che è esterno. Il raccoglimento del corpo vuole essere espressione figurativa di uno stato interiore di meditazione e ricerca del proprio io interiore. Lo strato superficiale dei lavori, un arabesco multicolore simile ad una pelle di serpente, è invece metafora del meccanismo innaturale, in cui l’uomo contemporaneo è costretto a vivere e dal quale tenta di liberarsi. I piccoli ingranaggi che lo formano, perfettamente collegati tra loro, rappresentano infatti una sorta di puzzle da comporre e scomporre a piacimento, ma non da parte di chi vi si trova rinchiuso dentro. Perciò le opere di Rabarama, la cui grammatica creativa è vicina all’esistenzialismo filosofico, comunicano una malinconia di fondo, ma sono anche un sorta di invito alla speranza, con la loro continua lotta di trasformazione da bozzolo a crisalide.
Nelle sculture e nei quadri dell’artista padovana colpisce poi il grande rigore tecnico e stilistico, davvero difficile da riscontrare nella produzione giovanile italiana. Si tratta infatti di un corpus di opere, in cui appare chiaramente il “saper fare”, l’attenta meditazione compositiva e la riflessione sulle operazioni tecniche. A Milano, dunque, vi è una nuova occasione per vedere il lavoro di Rabarama, dopo la grande antologica dello scorso aprile alla Fondazione Mudima, corredata dall’accurato catalogo Electa curato dal Virginia Baradel.
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Annamaria Sigalotti
Fino al 9.VI.2001. Rabarama. Dipinti e sculture. Milano, Showroom Telemarket, Corso di Porta Romana 2, tel. 02-874927.Orario d’apertura: da Martedì a Venerdì, ore 10.00-13.00/15.00-19.30; Sabato, 10.00-19.30; Domenica e Lunedì chiuso.Ingresso libero
[exibart]
a me rabarama piace. Sento pareri contrari sulla sua arte ma ribadisco che a mio avviso ha potenzialità elevate. grazie per l’articolo.
A fronte dell’ottimo articolo resto dubbioso sull’arte di questa ‘artista’ che – scegliendo il mondo telemarket – ha compiuto anche una scelta professionale che la porta a vivere su quel confine che passa tra quello che è arte e quello che non lo è.
Sebbene la produzione di Rabarama sia di piacevole visione, se non altro per l’attenta euritmia che la caratterizza, condivido appieno i dubbi di Janaz e ne innesto uno nuovo:
in cosa e dove la sua “grammatica creativa è vicina all’esistenzialismo filosofico” a cui si fa riferimento nell’articolo?
Confido in una risposta meno nebulosa dell’asserto.
Ciao, Biz.
L’ho detto chiaramente nell’articolo. Se poi il tuo messaggio, caro Biz, vuole essere una provocazione, accetto più che volentieri la sfida.
Urca! addirittura una sfida….
No, no… grazie. Declino.
Non potrò certo competere con chi riesce a trovare l’esistenzialismo filosofico in Rabarama.
Ciao e, salutami Pindaro.
Biz.
Quando trova il tempo per produrre le sue opere? La vedo sempre in giro per mostre e fiere, attenta e scrupolosa a curare la propria immagine, che fra l’altro sa fare bene e meglio ancor più della sua “arte”.
Ai posteri l’ardua sentenza!!!
è notorio che non FA le sue opere ma se le fa fare da bravi (?) artigiani !
Biz, mi fai morire dal ridere…quest’artista mi sembra quasi superiore all’ultimo Xante Battaglia…il che non credo sia un complimento…oddio…da un punto strettamente “esistenzialistico” forse. 🙂
Anzitutto vorrei esternare (senza piccone) la mia stima per Annamaria.
La mia polemica era nel merito di una sua singola affermazione. Credo che tutti si possa convenire col fatto che la sua prosa è splendida, oltre che molto piacevole.
Tuttavia non posso convenire col desiderio di trovare alcunchè di artistico in una produzione meravigliosamente artigianale.
La differenza che sta tra la manualità di Rabarama e la perfetta inutilità dell’arte sta nel fatto che Rabarama annichilisce l’arte quanto afferma la manualità, e non è mica poco.
Oppure tra chi è un artiere e chi è un artista.
Le tue forme Rabarama catturano anche il mio gusto e mi donano un raffinato piacere di continuità e, mi ripeto, il senso dell’euritmìa, e non è poco.
Ma anche se ti voglio essere amico… gli amici si scelgono.
Gli artisti “sono”. Questa è l’Arte.
Ti mando un saluto esistenzialistico.
Sembra sia il migliore.
Ciao, Biz.
State criticando tutti il lavoro di Rabarama, ma qualcuno sa fare di meglio? Sulla frase che ho scritto e che è diventata oggetto di dibattito, tralascio ogni commento.
Qualcuno sa fare di meglio? Ma che argomentazione è???
E’ la prima volta che vedo opere di Rabarama, che mi ricordano, ma così solo per suggestione, le statue dei templi indiani (soprattutto nella foto in alto a destra)e certo sensualismo dell’ oggettistica liberty. Vorrei chiedere: ha un significato il nome Rabarama e se sì quale? (mi scuso per l’ignoranza).Ancora: che cosa dovrebbero saper fare di meglio?(mi riscuso per non aver capito)
Rabarama, Arman, Kostabi. Ma che cosa mai aggiungeranno questi signori, oggi, all’arte contemporanea? Dato il loro operare secondo il metodo della serialità le loro opere potranno venir buone come bomboniere da prima comunione, ma poi? Quest’arte da catena di montaggio proprio capisco a chi possa giovare se non a quelli che, non potendo o non volendo tenersi aggiornati sul mondo dell’arte, si affidano per i loro acquisti a questo settore che ha, tra le sue caratteristiche: praticità di collocazione nell’ambiente domestico, immediata riconoscibilità, prezzo abbordabile, ampia disponibilità di modelli e colori. Numerosi punti vendita in tutta Italia, trasporto e montaggio compresi nel prezzo.
Ma che significa ‘qualcuno sa fare meglio’. E’ lei che deve fare le opere mica io, io sono bancario!
Anna,
davvero esilarante il concetto secondo il quale non si può criticare un’opera a meno che non si è in grado di produrne una migliore.
Chissà se Baumgarten sarebbe mai riuscito a dipingere il Cristo Morto di Mantegna, o Argan i Girasoli di Van Gogh!
Solo il banditore delle aste può ammirare ugualmente e imparzialmente tutti gli oggetti.
O gli imbonitori delle televendite (ti dice niente?).
Quanto a non pronunciarti sulla tua frase relativa all’esistenzialismo filosofico che riesci a trovare negli ammassi di Rabarama… beh.. forse, anzi certamente, è meglio così.
Non vorrei scoprire che per apprezzare appieno un’opera d’arte la devo anche assaggiare.
Ciao, Biz.
Grazie per il consiglio: mi darò alle televendite!
Sono una studentessa d’architettura, per caso sono venuta a conoscenza,quest’anno dell’artista RABARAMA.Trovo che i suoi lavori sono molto interessanti sia dal punto di vista concettuale che dal punto di vista artistico.Sono interessata a conoscere piu’ cose su di lei, pertanto chiedo informazioni in riguardo su eventuali mostre future.Grazie dell’attenzione.
Rabarama?credo che sia una delle mie artiste preferite…..quindi non la critico……
credo molto nel concetto cel corpo umano visto
come un computer biologico…con tanto di pezzi di ricambio….vedi i cuori artificiali…
quindi non la critico,ma credo di essere sulla buona strada per fare di meglio…….
magari con l’ aiuto di un buon maestro…
questo e’ un appello a all’ artista…ihih
ciao! ..RADO perche’ rado perche’
RADORASENTESULLABOCCADELLAGENTE
ANNICHILISCE LA SUA ARTE AFFERMANDO LA SUA MANUALITA…?
MA MICHELANGELO ,POLLOCK DALI’ NON AFFERMAVANO
LA LORO MANUALITA?!?!CHI SONO I VERI ARTISI SECONDO TE? PER BIZ….
MA L’ ARTE DEVE ESSERE CONCETTUALE?O UN ABBELLIMENTO DELL’ AMBIENTE DOMESTICO…..
IO CREDO CHE IL LATO DELL’ AMBIENTE DOMESTICO
E’ FONDAMENTALE…….
MA DOVE LI METTIAMO QUESTI KAKKIO DI QUADRI
SOLO NELLE GALLERIE O NELLE CHIESE
PER QUANTO RIGUARDA LA SERIALITA….
NON E’ DEL TUTTO DA CONDANNARE……
GUARDA MIRO’ ,WORROL(BO SI SCRIVE COSI’VABBE NON E’ QUESTO CHE CONTA)
COMUNQUE PER L’ ARTISA CHE SI MUOVE SU TECNICHE VARIE E CHE NON FOSSILIZZA SUGLI SETESSI SOGGETTI O TECNICHE….
RISPOSTA A PAOLO
Caro RADO……
mi faresti conoscere il tuo spacciatore? Grazie, Biz.
Perchè sorprendersi se un contemporaneo si pone
attraverso Telemarket sul confine tra il fare arte e il vendere la propria manualità?
Ogni artista nella propria vita valica sempre un confine ancora piu’ sottile che è quello tra l’opera “ispirata” e l’opera “pensata”. Anzi ci vive su questa linea..
Dare la colpa a Telemarket? Chiunque produrrebbe arte o commercio anche se vivesse chiuso nel suo studio. Forse un Van Gogh vivente oggi avrebbe fatto la stessa vita, le stesse opere.. Telemarket avrebbe venduto le sue peggiori, magari.. ma una vita sul limite di questo confine non dovrebbe spaventare.. Così come il vendere in diretta TV..
bravissima Rabarama. Certe sue opere mi affascinano… e poi che tematiche favolose.
A qualcuno piace ad altri no! éil bello della vita la diversità.
Scorrendo le note precedenti resto stupito da alcune affermazioni “critiche ” e saccenti fatte spero in buona fede e “tanto per dare fiato alle trombe”. Tromboni,appunto. 1)Riconoscibilità dell’artista come difetto? Forse che non è immediatamente riconoscibile un Klimt o un Signac? 2) Serialità altro difetto? Chi lo scrive non sà che è stata ,la serialità, teorizzata e praticata da Monet? Affidarsi ad un mercante negativo? Quanti sono i cantanti di successo che non si sono affidati ad un discografico di successo? E che dichiaratamente De Chirico affermava che il suo colore preferito era il color salmone dei biglietti da Lire 10.000? Ogni artista crea qualche opera meno bella,e qualche capolavoro,oltre a una serie di lavori di livello intermedio. Molto c’è di buono in quello che FA Rabarama (se come qualcuno dice, non fosse Lei a FARE, si affida a qualcuno veramente bravo.In ogni caso la critica è facile,forse più difficile motivare.
c’è qualcuno che difende ancora Rabarama??? Ma daiiiiiiiiiiiiiiiiiii
Egregio Signor Andan,
su un fatto hai ragione: motivare è cosa difficile, così difficile che non ti è riuscita affatto.
Anche se io sono del parere che non esistono cose facili o difficili, ma solo cose che si sanno o non si sanno.
La tua tromba stride, ma sono certo che ora porterai ad esempio Schoenberg e la musica dodecafonica, sempre che la coerenza non ti faccia difetto.
Già la questione di configurare Rabarama nella sfera dell’arte è, per usare un eufemismo, cosa alquanto azzardata;
Ma quella di paragonarla a De Chirico o Monet mi pare a dir poco comica, senza peraltro recare il fascino della comicità, ambito in cui i tromboni sono strumenti molto utilizzati.
Alla riconoscibilità di un Klimt potremmo opporre quella di un cheesburger, ma correremmo il rischio di farle trovare l’arte in quello.
Certo, paragonarla invece ad un cantante di successo mi sembra invece piuttosto calzante.
Rabarama come gli 883?
Si, sono d’accordissimo.
Ciao, Biz.
Egr.Sig. BIZ,
anche se volessi tirare in ballo la musica dodecafonica non sortirei alcun risultato visto che è troppo occupato ad ascoltare il suono delle sue parole per poter prestare orecchio ad altro: mi attribuisce affermazioni non mie e ciò è dialetticcamente scorretto oltre che manipolatorio:Ho usato degli argomenti non per paragonare ma solo per puntualizzare. Non so quello che sarà il futuro di Rabarama(che a me personalmente piace):ho solo detto che gli argomenti utilizzati non erano convincenti. La sua prosa è ironica è piacevole (troppo)per non sospettare un professionista ma si riduce poi ,alla fine,forse per disattenzione alle opinioni altrui ad un buon uso di un dizionario dei sinonimi e contrari e alla creazione di un ubrido scrittorico sospeso a metà fra Eco e Gervaso (salvo i contenuti che completamente latitano). Spero vivamente che ,come un onesto bardotto,si limiti a tirare la carretta e che ,sopratutto,come tutti gli ibridi sia sterile e non produca “figli spirituali”. Con l’occasione la saluto e le Auguro un Felice Natale.
Egregio Signor Andan,
La ringrazio per gli auguri di Buon Natale, che ricambio sperando in un futuro meraviglioso per lei e tutte le persone che lei ama.
Le assicuro che le mie pur molte occupazioni non m’impediscono nè di ascoltare Schoenberg, Berio o Stockhausen, nè di ascoltare quanti chi, come lei, hanno qualcosa da dire in questo commentario, ove c’è posto per tutti ed ove, nonostante sia un commentario che solitamente disquisisce d’arte, ci tocca parlare anche di Rabarama che con l’arte ha la stessa attinenza che può avere un bradipo in un convegno di mistica alessandrina.
Anche, quindi, se le cose che lei dice sono idiozie olimpiche (con solo quale piccolo lampo di lucidità, giusto per non renderle perfette – giacché ama le parentesi).
Se fossi uno che non ascolta non sarei anche qui, le pare?
Quindi, per cortesia eviti gli incisi che non hanno rispondenza nella realtà.
Sempre che le riesca.
Pur dando atto che, come sosteneva un cinico americano, ognuno ha il diritto di battere la grancassa davanti alla propria bancarella.
Quanto alle parole che le avrei messo in bocca, temo che il difetto che lei ascrive a me le sia piuttosto familiare, andando anche in là.
Infatti, oltre a non leggere ciò che scrivo io, e sarebbe davvero il minore dei mali, non legge nemmeno ciò che scrive lei stesso, e questo, mi consenta, è alquanto preoccupante, siccome non si ricorda le sue parole, che io mi sono limitato a riproporre.
Certo, le ho interpretate e comprese, e forse non se lo aspettava.
Se non riesce ad andare oltre al nulla che ci presenta Rabarama non credo le sia possibile comprendere la profondità delle mie geniali parole.
Quindi, il vizio del dialetticamente scorretto, in lei assume una sfumatura più grave, quella della disonestà intellettuale.
Vede, debbo ancora darle ragione, atteso che anche lei afferma che le sue non erano argomentazioni.
Allora perchè si lamenta degli altri?
Ora, mi permetta di domandarle scusa se nella mia dialettica non le sono sembrato abbastanza Eco o Gervaso, forse nemmeno un ibrido, ma, per quanto siano leggibili mi dirigo verso autori più interessanti e, a quanto vedo, diversi da quelli che legge lei.
E’ evidente che la mia opinione su Rabarama resta quella che è;
Prenda come un complimento il fatto che non sia peggiorata.
Ciao, Biz.
Egr.sig. Biz
mi costringe a specificare:avrei potuto utilizzare per indicare riconoscibilità anche Licata,Balsamo,Nocera o tanti altri.Purtroppo lei non ha né interpretato nè compreso. In ogni caso: 28/04/2001 : “sebbene la produzione di Rabarama si di piacevole visione se non altro per l’attenta euritmia che la caratterizza”. 03/05/2001 : “le tue forme Rabarama catturano il mio gusto e mi donano un raffinato piacere di continuità ,mi ripeto,il senso dell’euritmia e non è poco “.
Dallo Zingarelli(spero che possa abbassarsi a leggere almeno quello):Euritmia-giusta misura,armonia.Bellezza che risulta dal’acconcia proporzione di tutte le parti di un’opera d’arte.
03/05/2001:”ammassi di Rabarama”
Sempre dallo Zingarelli: Ammasso-Mucchio,congerie,massa di cose confuse.
Come vede davvero mi risulta difficile accettare “interpretazioni” forzose e inesatte del mio pensiero da chi manifesta difficoltà ad interpretare il suo, di pensiero. Cordialmente.
Grazie Signor Andan,
Lei è riuscito, in una volta sola, a dare due conferme ai nostri colleghi lettori:
1) La Mia obiettività, trasparenza, coerenza e libertà intellettuale;
2) La Sua assoluta carenza culturale in fatto di estetismo.
Infatti, non sempre ciò che è bello e armonioso è “Arte”.
E visto che legge Eco, provi un pò a sfogliare il suo “Arte e bellezza nell’estetica medievale”, già nei secoli bui lo avevano compreso e lei, mi pare, è un pochino in ritardo caro Signor Andan.
Assieme al Buon Natale Le auguro, per il futuro, di riuscire a comprendere questo sottile concetto.
Ciao, Biz.
Leggasi… “in fatto di estetica”.
L’estetismo è, pur attinente, altra cosa.
Ciao, Biz.
Egr.sig. Biz,
mi perdoni,ma io continuo a rilevare nelle sue risposte un minimo di mamipolazione. La prego voler rivedere quanto in precedenza ho scritto:
in nessun caso parlo d’Arte(per mia natura queste ed altre affermazioni sono da lasciare alla sensibilità individuale).Le osservazioni del mio primo commento vogliono esattamente significare questo: le critiche al lavoro di Rabarama che ho letto riguardano: 1)la serialità,2)la riconoscibilità,3)la scelta commerciale.Non mi senbra che chi si occupa d’arte(ecco si che ora la nomino)non debba giudicare sulla base di elementi irrilevanti(nasceva da questo il riferimento ai grandi nomi del mio primo commento)bensì sulla base di concezioni più pregnanti.Non a caso nulla ho eccepito,pur non essendo in linea con Lei,sulla sua considerazione su Artiere-Artista in quanto attinente in ogni caso ad una sua personale visione di arte.Concludo dicendole, peraltro, che se si utilizza,come ha fatto lei il termine “euritmia”,esplicitamente ci si riferisce ad Arte.La prossima volta dica gradevole,piacevole,caruccio in modo da non ingenerare equivoci lessicali. La saluto cordialmente e le assicuro che anche i miei auguri sono sinceri e partecipati.
Scusate, non vorrei intromettermi ma, Signor Andan lo sa che è diventato noioso?
Guardi che quelli che lei ha definito commenti saccenti e tromboni volevano sottolineare, appunto, che la produzione di Rabarama non è arte.
Ora lei sta dicendo le stesse cose che dicevano gli altri prima di lei.
Mi meraviglia come il sig. Biz le risponda ancora.
… Infatti, non proseguo oltre.
Solo, in ultimo, le dico: per la definizione di un concetto filosofico, la prossima volta, consulti qualcosa di meglio di un dizionario di lingua.
Fine.
Ciao, Biz.
G.le sig.ra Roberta,
la prego voler leggere con più attenzione.Un saluto cordiale
Signora Roberta,
nelle mie considerazioni di categoria gli avvocati non riscuotono un grande successo.
Che siano di Mantova o di altrove.
Ciao, Biz.