Questo è ciò che troverete visitando lo spazio di ViaFarini che fino al 9 giugno ospita la personale dell’artista tedesco Tobias Rehberger, curata da Angela Vettese.
Una delle principali caratteristiche del lavoro di Rehberger (considerato tra l’altro fra gli esponenti più promettenti della scena artistica contemporanea) risiede nella costante tensione tra la funzione pratica degli oggetti e le loro qualità estetiche.
Le sue opere sono ispirate all’architettura, al design e alla moda, da cui l’elemento oggettuale viene estrapolato e completamente reinventato.
L’oggetto ha un’importanza fondamentale nel lavoro dell’artista: in un suo progetto dal titolo “Peue See a Fragck Sunday Page” alcuni artigiani africani avevano il compito di riprodurre sedie, traendo spunto da capolavori modernisti. Il risultato consisteva in una serie di sedie alla maniera “bauhaus, le Corbusier, Alvar Aalto” ma completamente reinterpretate dall’artigianato africano.
E ancora, durante la performance messa in atto alla Biennale di Berlino nel 1998, Rehberger fece produrre da noti maestri orafi una serie di catenine d’oro (per un valore di 15 milioni l’una), per poi “prestarle” per l’intera durata della mostra allo staff della Biennale. Un’azione squisitamente concettuale, dato che i gioielli rimanevano nascosti tra i vestiti, e visibili solo per coloro che l’indossavano.
Per la mostra di Viafarini, Rehberger ha ideato un’istallazione ambientale usando abiti appartenuti a personaggi del mondo della moda, della musica e dello sport, che “l’artista ritiene abbiano inciso in modo particolare ed in un determinato momento della loro carriera sull’immaginario collettivo”. Gli indumenti, appartenuti a Caterina Caselli, Sabina Ciuffini, Gianni De Michelis, Francesco Moser, Paolo Rossi (tanto per citare qualche nome), sono stati rielaborati dallo studio Yasmin Naqvi, specializzato in maglieria, per essere adattati alle finestre, come veri e propri tendaggi.
Sulle finestre dunque, a schermare la luce e a far da tramite tra esterno ed interno, quasi un transfer tra la memoria collettiva e la coscienza individuale, un coloratissimo gioco di trasparenze, stoffe lavorate e sovrapposte.
La mostra Tobias Rehberger-Luci diffuse è stata realizzata con la collaborazione della Galleria Giò Marconi, lo studio Yasmin Naqvi, il Goethe Institut e Zegna Baruffa Lane Borgosesia.
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Paola Capata
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