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Continua la nostra panoramica sul lavoro delle gallerie ai tempi del Covid-19, oggi intervistiamo Tommaso Calabro che ha fondato la sua galleria a Milano nel 2018. Per leggere tutte le interviste ai galleristi visitate la sezione Gallerist.
Le gallerie chiuse, le fiere annullate o rimandate, i collezionisti più cauti. Le previsioni dicono che il mercato medio, quello che investe su giovani artisti e mid-career sarà quello che potrebbe risentire di più di questa crisi che avanza, come tutta la piccola e media impresa.
«In realtà penso che questa crisi colpirà il mercato su tutti i livelli. Certamente il così detto mercato medio ne soffrirà, ma penso che lo stesso si possa dire per le gallerie che operano in una fascia più alta. A riguardo è utile pensare a due aspetti che caratterizzano le gallerie più grandi. Il primo è che hanno dei costi più elevati: maggior personale, spazi, assicurazioni e costi di gestione. Il secondo è che il 30/40% dei ricavi annui delle gallerie che si rivolgono a una fascia di mercato più alta è dato dalle fiere ed è molto probabile che quest’anno non ci siano fiere. Dobbiamo aspettarci tempi difficili, che però potranno diventare opportunità per coloro che sapranno adattarsi velocemente a questa nuova normalità».
Come avete riorganizzato il vostro lavoro?
«Stiamo approfittando di queste giornate per lavorare da remoto su tre progetti editoriali. Il primo è il catalogo della mostra Rodolfo Aricò / Anna Castelli Ferrieri. L’amore per il progetto, che abbiamo organizzato in galleria lo scorso autunno. Il secondo è il catalogo della mostra Casa Iolas. Cifotofonare Vezzoli, che avremmo dovuto inaugurare lo scorso 26 marzo e di cui annunceremo le nuove date non appena la situazione migliorerà. Infine, con Skira stiamo ultimando il catalogo Le Tipe Umane, il progetto di Andrea Incontri che abbiamo presentato lo scorso anno in galleria e che ha avuto un grande successo a livello mediatico e di pubblico».
Quali misure metterete in atto per attutire le difficoltà previste per il 2020?
«Per come è impostata la galleria a livello gestionale, prevedo semplicemente di ridurre il numero di mostre per i prossimi 6/8 mesi e di concentrarmi su trattative private. Rafforzeremo l’online sia dal punto di vista curatoriale che di mercato. Inoltre, abbiamo lanciato la scorsa settimana l’e-shop nel sito della galleria dove sarà possibile acquistare i cataloghi delle mostre».
Qual è il più grande ostacolo che sarete costretti a superare nei mesi a venire?
«L’incertezza, senza dubbio. Un’incertezza che bloccherà alcuni venditori che si domanderanno se è questo il momento giusto per vendere e anche alcuni collezionisti che si faranno la domanda opposta».
Quale credete sia la debolezza più evidente che il sistema dell’arte ha mostrato in queste settimane?
«Due elementi in particolare: il non essersi preparato sufficientemente all’online negli ultimi anni – vedi l’esperimento a mio avviso negativo delle Online Viewing Rooms di Art Basel Hong Kong – e una dipendenza eccessiva dal sistema fieristico».