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fino al 1.II.2004 | Cesare Zavattini – Dipingere la pittura | Alassio (sv), Chiesa anglicana

di - 16 Gennaio 2004

Cesare Zavattini (Luzzara, Reggio Emilia 1902 – Roma 1988) ad Alassio? La spiegazione –a dire il vero, il pretesto– è la sceneggiatura de I bambini ci guardano (1943), diretto da Vittorio De Sica e girato quasi integralmente nel paese ligure. Un film che viene proiettato nell’atipica sede della mostra, insieme ad altri cinque lavori cinematografici scritti e/o diretti da Zavattini, oltre a documentari e interviste.
Ma quel che più felicemente stupisce sono le 79 opere pittoriche, scelte da un corpus che ne conta migliaia e datate fra il 1938 e il 1988. Zavattini era un autodidatta in questo campo, riteneva che la pittura fosse un gioco “inutile e sublime”, anche se già nel 1943 aveva vinto un concorso organizzato dalla galleria veneziana Il Cavallino e aperto a scrittori come Montale, Gadda, Ungaretti e Flaiano, e sue opere entrarono in collezioni come quelle di Jean Cocteau e Henri Michaux. Proprio qui sta però l’approccio che ha sempre contraddistinto l’operato di Za in pittura: quest’ultima scorre sì parallela all’attività di scrittura e cinematografia, ma fungendo da valvola di sfogo, svincolata dalla funzione economica e dunque da compromessi.
La sua produzione inanella alcune manìe a livello di soggetti. Prima fra tutte, l’autoritratto, declinato in infinite varianti: per esempio, voluttuoso e avvolgente in Autoritratto con bocca rossa (1975), gestuale e materico nel tardo Autoritratto bianco (1988) oppure drammatico e in luce radente nell’Autoritratto in croce (1977). Sono le crocifissioni a delineare un secondo soggetto ricorrente nella sua produzione. Qui lo humour si coniuga con la drammatica critica sociale e si tinge di nero: in Crocifissione con microfoni (1977) la vittima è assalita da una furia mediatica inumana, dal sapore baconiano; mentre in Paesaggio urbano con autoritratto, natura morta e crocifissione (1975), il supplizio si raddoppia in secondo piano, dove giace un uomo impiccatosi a un’alta gru. Vi sono poi i molti funerali, preti, seminari, ma anche traiettorie eccentriche, come quella compiuta da un angelo in una bolla blu che galleggia su picchi innevati (Montagne bianche con angelo, 1939). Infine, assai interessanti sono gli esperimenti di tecnica mista nei quali Zavattini inserisce voluminosi blocchi di materia sul cartoncino, come ne Il mangiatore di coni gelati (1977).
Insomma, le influenze sono varie e variegate, ma mai Zavattini diventa uno scolastico o, peggio, un diligente scolaro. Ci sono sì riferimenti importanti, la pittura naive e l’art brut, però – come giustamente sostengono i curatori – vista con i propri occhi attraverso quelli di un Ligabue piuttosto che di un Fautrier o di un Dubuffet. E proprio su “Toni” Antonio Ligabue, Cesare Zavattini ha sceneggiato un film a episodi per la Rai, datato 1977, che è ricordato come uno dei rarissimi esempi di cinema su artisti esente da agiografismo sterile o mediocri alzate d’ingegno.

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www.cesarezavattini.it

marco enrico giacomelli
mostra visitata il 28 dicembre 2003


Cesare Zavattini – Dipingere la pittura. Dipinti, film fotografie e documenti di un maestro del Novecento
A cura di Nicola Angerame e Marco Vallora
Chiesa anglicana
Via Adelasia, 10 – Alassio (Savona)
In collaborazione con l’Archivio “Cesare Zavattini” – Reggio Emilia
Ingresso gratuito
Orario: dal giovedì alla domenica dalle 15.30 alle 19.30
Informazioni: Sede della mostra: 0182-470179; Monica Zioni: 0182-602251 – monica.zioni@comune.alassio.sv.it; Nicola Angerame: 349-5936612 – nicola.angerame@virgilio.it
Catalogo con testi dei curatori, euro 10
Cesare Zavattini scrittore di cinema: ciclo di proiezioni di alcuni film scritti da Zavattini. Ore 17.30 nella sede della mostra
28.XII.2003 – 3.I.2004: “I bambini ci guardano” (1943)
4.I.2004 – 10.I.2004: “La veritàaaa” (1982)
11.I.2004 – 17.I.2004: “Sciuscià” (1946)
18.I.2004 – 24.I.2004: “Ladri di biciclette” (1948)
25.I.2004 – 30.I.2004: “Miracolo a Milano” (1951)
31.I.2004 – 1.II.2004: “Umberto D” (1952)


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