Ogni elemento ha il proprio modo di frenare, o accelerare,
ogni giorno, la rinascita della vita attraverso la luce, e dunque il colore.
Tutto
è al posto giusto.
Il caos cromatico di
Marco Casentini (La Spezia, 1961; vive a Milano e a Hermosa Beach,
California) è fatto di rigore e consapevolezza. Questo “l’impeto controllato”
di un artista coerente, che indaga il reale e lo assimila per restituirlo
liricamente attraverso la gamma cromatica.
Usa le campiture nette per catturare le suggestioni della
quotidianità. Predilige tela, acrilico e perspex da mixare, a seconda
dell’esigenza: acrilico su tela, acrilico su perspex, acrilico e perspex su
tela. I toni cambiano a seconda del contesto dal quale dipendono. I colori cupi
e spenti arrivano dalle finestre dello studio milanese dove l’artista ha
lavorato e vissuto; quelli brillanti s’ispirano alla vita oltreoceano, esposta
allegramente al sole californiano.
La sovrapposizione di quadrati di colore a campitura netta
creano una profondità che guida la visione, ma non obbliga lo sguardo a
ripercorrere gerarchie fisse.
Tutto è al suo posto e non potrebbe che essere lì, ma
a chi guarda sembra che la combinazione sia provvisoria, pronta a cambiare
velocemente, come accade al paesaggio che scorre rapidamente.
“
Le mie opere“, dice Casentini, “
traggono
origine dagli spazi urbani, dalle geometrie delle forme e dalle loro
architetture… I miei quadri sono dei paesaggi visti da un treno“.
Ma nelle opere di Casentini non
assistiamo, o non soltanto, a un’indagine della visione in movimento. Nei suoi
lavori sono piuttosto fotografati a macro i singoli pixel in cui è possibile
scomporre e ricomporre soggettivamente la realtà. Lui stesso la chiama “
un’astrazione che inizia con le emozioni“
.
Dopo il primo percorso artistico figurativo all’Accademia
di Carrara, la realtà viene codificata dall’artista secondo geometrie sempre
più semplici, sino a farsi essenziali. Ma negli ultimi anni tutto si è
complicato di nuovo, e i quadrati a campiture nette sono arrivati fino al
numero di ottanta per quadro. È l’astratto che cerca nuovamente declinazioni
figurative? Forse. Certo è che la struttura geometrica sta diventando
progressivamente meno complessa e più organica; anche la lucentezza, ottenuta
grazie alle caratteristiche riflettenti del perspex, ricorda i rimbalzi della
luce che determina la nascita delle cose attraverso il colore.
Per questa mostra, che ne rappresenta gli ultimi sei anni
di lavoro, Casentini ha creato un’opera unica, che trasforma i limiti fisici
della galleria: l’intervento sulle pareti, nonostante goda di autonomia,
arricchisce e completa in quanto prosecuzione e prolungamento dei quadri.