La mostra fotografica Gracias Mexico di Pino Cacucci, dopo il debutto della scorsa estate alla Cooperativa Edison di Parma alla presenza di Paco Ignacio Taibo II e Sebastiao Salgado, è in questi giorni a Genova al Museo di Sant’Agostino.
Cacucci, già notissimo per libri come “Puerto Escondido”, dal quale è stato tratto l’omonimo film di Gabriele Salvatores, “Camminando” e “Ribelli”, ripropone per immagini le atmosfere che gli sono affini con la poesia e la forza già proprie della sua scrittura.
All’inaugurazione Cacucci era presentato dalla giornalista Laura Guglielmi, alla quale ha raccontato le suggestioni di un Paese ricco e composito, ricco di paradossi e contrasti, strappato tra il Sudamerica e gli Stati Uniti, dove una natura viva e prepotente convive e combatte con una modernità sospesa.
Un Paese fertile ed eterogeneo, un mare magnum frammentato e vivace, un luogo dove paradossalmente convivono i vuoti estremi dei deserti e la sovrappopolazione dei grandi centri abitati, una saturazione in qualche modo riprodotta nella fascinazione barocca degli ornamenti tradizionali e nel gusto popolare attuale.
Un approccio che Cacucci descrive efficacemente nello scatto che raffigura i quadri esposti per strada da una bancarella, che espone icone ingenue come il ritratto del Papa circondato da sgargianti fiori naif e nudi più buffi che sensuali, come il serpente boa che si finge minaccioso e il cavallo da corsa immobile incorniciati accanto ad un primo piano fisso in un’espressione glamorous e grottesca.
E davvero il Messico composto per immagini da Pino Cacucci è un puzzle di differenti emozioni, ma anche e soprattutto un mondo in transito, un luogo che porta con se qualcosa d’intrinsecamente mobile e provvisorio.
Non a caso nelle fotografie ricorrono autobus, vecchie locomotive, un mulo, ma anche gli interni sembrano evocare la consapevolezza di un passaggio breve, l’idea di un viaggio che non è solo quello consapevole e poetico dell’autore, ma sembra in qualche modo far parte dell’essenza dei luoghi.
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