Giacomo Balla, Gianni Bertini, Enrico Bordoni, Gian Carozzi, Ferdinando Chevrier, Roberto Crippa, Giovanni Korompay, Alberto Magnelli, Bruno Munari, Gualtiero Nativi, Mario Nigro, Achille Perilli, Enrico Prampolini, Mario Radice, Mauro Reggiani, Manlio Rho, Gino Severini, Atanasio Soldati, Luigi Veronesi: sono tutti grandi nomi, i protagonisti della bella collettiva che la Galleria Cardelli & Fontana Arte Contemporanea di Sarzana propone in questi giorni.
Nomi storici, di alcuni dei protagonisti più importanti dell’arte astratta del ‘900 in Italia e non solo: sono riuniti in mostra in una selezione rigorosa, supportata da un attento catalogo su testo critico di Flaminio Gualdoni.
Una mostra che è un’occasione di approfondimento, e soprattutto il risultato di un approccio di studio ad un tema dell’arte contemporanea poco indagato, spesso superficialmente percepito come ostico o semplicemente decorativo dal grande pubblico.
Gualdoni esplora proprio il confine ineffabile, e dibattuto, tra la ricerca astratta e la sua valenza decorativa in Italia dagli anni Trenta in poi, indagandone il significato comune, aprioristico, per un gruppo composito di artisti dell’epoca: “significa, all’apparenza, una deroga primaria dalla clausola referenziale – descrittiva, narrativa – in nome di una formatività altra dell’immagine, di cui la geometria sia materiale costruttivo autorevole, in odore di decorazione.“
Ma, aggiunge, la ricerca si spinge ben oltre: la scelta di superare la raffigurazione mimetica diventa una “scelta di
Così le espressioni individuali di una generazione di artisti non figurativi, tra le due guerre, trovano un denominatore comune forte, che stimola il ricco fiorire di stili e ricerche diversificate, e l’astrattismo geometrico in Italia nel secondo terzo del Novecento guadagna molte sfaccettature: dalle sperimentazioni di Veronesi al poetico rigore minimale di Bordoni, dagli echi futuristi di Balla e Korompay alle tentazioni metafisiche di Soldati, alle mediazioni cubiste di Reggiani.
E ancora dall’ironia giocosa di Munari al razionalismo sincero di Rho, dal linguaggio di segni di Atanasio Soldati all’approccio positivista di Rho, dalle evoluzioni ‘astratte con qualche ricordo’ di Alberto Magnelli alla sottile fascinazione surreale di Gian Carozzi, per citarne solo alcuni, la severità matematica delle superfici piatte e delle linee pure trova inaspettate varianti, a comporre un puzzle di suggestioni completo e articolato e a raccontare un’epoca ricca di cambiamenti e suggestioni.
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Sì, decisamente. L'astrazione geometrica per come la intendi tu è certamente superata e storicizzata. Ma il consiglio è di non scoraggiarti, perché la ricerca astratta è tutt'altro che trascurata come tu dici e vanta, anzi, illustri interpreti. Certo, è necessario andar oltre la filosofia degli artisti del dopoguerra e calarsi nell'epoca contemporanea per capire le premesse concettuali che muovono gli artisti d'oggi a confrontarsi con l'astrazione. Insomma, per farla breve, ti inviterei ad approfondire la ricerca di alcuni artisti contemporanei che potrebbero risultare assai stimolanti per te (sperando di aver ben interpretato il tuo pensiero). Alcuni esempi? Jeff Ono, Michael Rees, Shirley Tse, Peter Halley, Julia Mangold, John McCracken, Max Cole e, tra gli italiani, mi piace citare il giovanissimo Stefano Calligaro ultima versione.
Pensate che l'astrattismo geometrico, o "Concretismo" che dir si voglia, sia una forma d'arte superata? Sono un pittore anch'io e da anni seguo e perseguo questa strada, ma noto che non c'è molta attenzione verso questa espressione artistica, almeno nella realtà locale nella quale opero; anche da voi è lo stesso?
Grazie cordiali saluti, Franco Russo
Oggi, non essendoci più la necessità di fare parte di gruppi che seguono correnti o indirizzi artistici e di essere in qualche modo "militanti" (se Dio vuole!), è giusto che ognuno segua i linguaggi che gli permettono di esprimersi più liberamente, fra questi anche il concretismo, perchè no?!
A me sembra importante, all'inizio del terzo millennio, ridefinire l'astrazione nella
classificazione dei linguaggi, non più come antitesi fra astratto e figurativo, ma come
configurazione del reale; un quadrato è prima di tutto una figura. La razionalità e l'emotività fanno parte dello stesso soggetto.