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Vorrei cominciare premettendo che siamo ormai abituati alle provocazioni, a volte anche estreme, dell’arte contemporanea: riteniamo comunque che oggi si possa ancora, anche se non facilmente, utilizzare questo filone di denuncia, purchè la provocazione stessa sia nuova, intelligente, non solo assolutamente non sguaiata ma il meno esplicita possibile, ed al tempo stesso accattivante, sottile ed ironica.
È il caso di questa mostra dove l’ironia si mescola alla provocazione ben calibrata.
I malesseri, le idiosincrasie e le ambizioni frustrate che affliggono gli umani del Ventunesimo secolo possono essere sconfitti o quantomeno essere irrisi: è quello che propone l’artista canadese (ma da anni residente a Parigi) Dana Wyse che in questa mostra, prima sua personale italiana, espone, ordinatamente allinati su scaffali da drugstore, bustine monodose di capsule, medicamenti per rock stars che vogliano raggiungere una popolarità immediata (“Instant Fame Pills for rock stars”), farmaci per chi non vuol perder… tempo (“instant orgasm pills”) o per genitori che vogliano un figlio eterosessuale (“guarantee the heterosexuality of your kids”).
Una volontà dissacrante di provocare che scaturisce anche dai giocattoli con i quali la Wyse ironizza sui temi dell’educazione dei bambini, quali, ad esempio, finti giochi per maschietti che vogliano (!?), o ne siano costretti (!?) dai genitori in uno scambio dei ruoli e dei giochi tradizionali, diventare Gay ed esercitarsi con forbici, pettine e specchietto ad acconciare l’amichetto di giochi (“Grow up to be gay”).
Il titolo della mostra è dedicato ad un’opera-prodotto per genitori…animati da ambiziose intenzioni per la prole.
Franco Melis
visitata il 15.XII.2000
Rebecca Container Gallery, piazza Grillo Cattaneo 2r., Genova.
Orario: dal martedi al sabato 16.00 – 19.00 o su appuntamento INFO: tel 0102543584.
e-mail rebeccacontainer@tin.itIngresso gratuito
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