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Fino al 16.II.2019 | Carlo Nangeroni, Il dominio della luce | Abc Arte, Genova

di - 8 Gennaio 2019
Ha incrociato il Gruppo T quando Milano era al massimo della creatività, ma la sua ricerca era immensamente “sua”, ovvero quella di un outsider che verteva troppo sul lirismo interno alle proprie componenti per entrare ufficialmente nelle fila dell’Arte Programmata, popolata da artisti che «Si sentivano scienziati» spiega Ivan Quaroni, curatore della personale di ABC-ARTE su Carlo Nangeroni (New York, 1922; Calice Ligure, 2018). Che sulle connivenze tra l’artista e le istanze cinetiche continua «Il suo scopo non era nemmeno tanto quello di produrre inganni visivi», quanto «Studiare la luce, seguire un ritmo», arrivando negli anni Settanta a «Sintetizzare nelle forme e nei colori la propria pittura». Pulsioni espresse ad esempio da due ottimi 60×60, che però continuano a dichiarare la discreta nonchalance di Nangeroni nel creare confusioni percettive a prima vista.
Curatore alla mano ne approfittiamo per chiedere il perché di una mostra periodizzata sugli anni Sessanta-Settanta-Ottanta, ottenendo una risposta inaspettatamente salomonica: è «Il periodo aureo, il più importante, quello di maggior rigore», ma anche «Quello più richiesto a livello collezionistico». Non fa una piega, le questioni di mercato sono il companatico dell’arte contemporanea, e fingere che quest’ultima non sia l’anima di un commercio sarebbe fuori di senso. Viva la franchezza, ed il fatto che dando spazio al Nangeroni più quotato si sia comunque concesso asilo ad una lettura critico-storica sensata del suo percorso, una mutazione genetica dove il focus sui Settanta è la parte centrale, e le incursioni nei Sessanta e Ottanta – i periodi meno cool dell’artista – sono funzionali a creare, dice Quaroni, «Un prima ed un dopo rispetto al decennio centrale». Fissare quella fase, topica nel linguaggio espressivo dell’artista, senza tracciare un “da dove viene/dove è andata” avrebbe avuto poco significato.

Carlo Nangeroni – Elementi dinamici – 1972 – acrilico su tela – cm 100×100 – courtesy Abc Arte

Prima, durante e dopo, su questa modalità si sono concentrati gli sforzi del curatore. Quasi a firmare una sorta di pedigree per il collezionista che intenda portarsi a casa un Nangeroni d’élite – ma anche per tutti i palati fini delle ricerche astratte post-secondo dopoguerra – sul red carpet arrivano i “progenitori”, un gruppo di quattro opere anni Sessanta che preludono al Nangeroni top. Due in particolare sono da adorare, Diagonali serie luce 1, 1962, e Path, 1966. Nel primo – «Utilizzato come immagine guida poiché d’impatto, anche se in realtà non rappresentativa della mostra» racconta un onestissimo Quaroni – tante linee, tanto colore, un dettato molto regolare e la giocata allusiva tra elementi a fuoco e fuori fuoco, distonia che si percepisce meglio dal vivo che in riproduzione fotografica. E per ora nessun elemento circolare. Che invece arrivano nella seconda opera, dove permane il senso cromatico di Nangeroni e la linea diventa un serpentone avvolgente plasmato sulla forma tonda. C’è il senso della profondità, quella vera e creata sovrapponendo concretamente i piani visivi, e quindi uno studio della luce/ombra ancora più avanzato, ma sicuramente ancora acerbo.
Path è il precursore indiscusso di quanto Nangeroni produrrà dal ’70 in poi, quando in qualche modo se ne fregherà bellamente di superare la bidimensione. Alleggerendo il proprio immaginario come l’acrilico passato per velature, «Un puntinismo» lo definisce Quaroni, una stesura che ingloba la grana della tela per raccogliere la luce studiando i vari ambiti della saturazione cromatica e della dissolvenza. E con il cerchio, eletto a pattern distintivo, ripetuto con convinzione ossessiva in stesure allineate a scelte estetico-geometrico tipiche dell’interior design a cavallo tra Sessanta e Settanta.
L’alfa e l’omega, il cerchio nangeroniano è un piccolo nucleo al cui interno possono collassare fino a quattro toni della stessa nuance; molto razionalmente, non contemplando sfumature, ma solo un regolato procedere per campiture nettamente delineate. Moltiplicandolo con rigore l’artista crea la sua identificativa base reticolare, piano dove l’interporsi di rettangoli in acrilico puro dà vita ad Interferenze tanto formali quanto cromatiche, ed Elementi dinamici nascono da sottili linee oblique che persistono sull’idea di mobilità superficiale. Col 1981 e Untitled la palette si riallarga, le diagonali tornano come un ricorso storico ed al loro interno si arricchiscono di abilissime gradazioni tonali, prima assenti dal vocabolario dell’artista. E Nangeroni voltò pagina.
Andrea Rossetti
mostra visitata il 26 ottobre 2018
dal 26 ottobre 2018 al 16 febbraio 2019
Carlo Nangeroni – Il dominio della luce
a cura di Ivan Quaroni
ABC ARTE
Via XX Settembre 11a – (16121) Genova
Orari: da martedì a sabato, ore 9.30 -13.30, 14.30 – 18.30; domenica e lunedì su appuntamento
Info: +39 010 8683884; info@abc-arte.com; www.abc-arte.com 

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