Jorge Peris (Alzira, 1969) è piuttosto inquadrato e deciso riguardo al “cosa” utilizzare e “come” porlo in rapporto con lo spazio a sua disposizione; ma è anche legato a filo doppio con un’idea rivisitata di costruzione in fieri, di continuum dettato dal naturale scorrere del tempo sulla materia, ottimo per confezionare una sorta di visione entropica dell’arte. E allora domandarsi come andrà a finire o dove andrà a parare il suo lavoro diventa assolutamente lecito.
Nel nuovo progetto pensato appositamente per la galleria Pinksummer, l’artista unisce pillole di razionalità controllata all’interesse patologico per la mutazione materica spontanea e imprevedibile; come se “tutto e il suo contrario” finissero per saldarsi nella grossa fornace piazzata in mezzo alla sala, scultura/installazione compatta, ritmicamente scandita per piani che passano dall’ottagono, all’esagono, al cubo. Forme logiche che hanno la particolarità – razionalmente molto meno logica – d’essere in puro sale, elemento chimico non inedito nelle operazioni di Peris, così naturale, basilare e tanto effimero per composizione da portare quelle geometrie a sgretolarsi drasticamente. Oppure, nel mood dell’artista, a completarsi guadagnando una modificazione naturale fuori da ogni previsione stringente, manifesta nei reticoli di crepe naturali che lasciano fuoriuscire il luccichio della foglia d’oro retrostante, nelle macchie brune di fuliggine o in quelle di ruggine causate dalle viti di supporto a contatto con il sale.
Peris innesca, lascia libera la sua “struttura salina” tanto di decomporsi quanto di stimolare e provocare emotivamente coloro che con essa vengono in contatto, quelli che entrando sono catapultati in questo ambiente in stile vagamente “day after” e si ritrovano ad annusare l’odore acre esalato dal nucleo spento della fornace, il “fu” di un fuoco acceso e poi abbandonato al suo destino. Fuoco per un’ipotetica purificazione e sale che lo segue a ruota sulla stessa linea d’onda, entrambi colonne portanti di una struttura architettata saturando più spazio possibile, in alto col tubo di scarico che entra nel gioco sotto forma di spirale geometrizzata, in basso tramite i blocchi compatti posti attorno al grande corpo centrale. Su quest’ultimi si concentra una fetta importante del pathos generale, palesata dal loro frantumarsi implosivo, dalla formazione di stalagmiti, dalle tracce impresse di gocce d’acqua e dai singoli grani che col loro biancore si mischiano alla trasparenza tagliente di pezzi di vetro, materia nella materia, frantume nel frantume.
Significativo colpo d’occhio anche per l’estrema propaggine di quest’operazione catartico-espansionistica, e cioè le irregolari aggregazioni saline che spuntano sul pavimento come piccoli vulcani cristallizzati, marca terminale di un’installazione che nella sua specificità non può dimenticare di pagar pegno al linguaggio poverista.
Andrea Rossetti
mostra visitata il 24 aprile 2013
dal 19 aprile al 19 maggio
Jorge Peris – Los pies de Judas
Pinksummer
Palazzo Ducale – Cortile Maggiore 28r
Piazza Matteotti 9 – 16123 Genova
Orari: da martedì a sabato, ore 15.00 / 19.30