Un progetto ambizioso, frutto di lunghe ricerche, per restaurare e conservare il meglio della videoarte realizzata in Germania dal 1963 al 2004. Sono stati così selezionati 59 autori che, con un solo video ognuno, propongono un percorso artistico affascinante, volto a presentare lo sviluppo del mezzo secondo precisi scaglioni temporali, opportunamente e intelligentemente individuati.
La Germania allora non come
Heimat, ma come luogo di interesse, cultura e, soprattutto, lavoro per questi videoartisti. La bella e neoclassica Villa Croce di Genova, immersa nel verde di un parco e a pochi passi dal mare, è quindi investita dalle immagini, dai suoni e dai rumori delle sperimentazioni di autori fondamentali.
L’indagine psicologica è esplorata dal video di
Joghen Gerz,
Rufen bis zur Erschopfung (1972), in cui l’autore riprende una sua performance nella quale si concentra sul tema della solitudine del dolore e sulla possibilità di abbracciare la disperazione e la fatica fisica sino allo sfinimento.
Particolarmente studiato è il rapporto di odio-amore con la televisione, come in
Filz-TV (1970) di
Joseph Beuys, dove l’artista fissa lo schermo nero del televisore per poi prenderlo a pugni e decontestualizzarlo a più riprese.
Robert Wilson, il famoso regista teatrale, realizza
Video 50 (1978) espressamente per il canale tedesco Zdf. Sono cinquanta brevissimi filmati, nei quali i contenuti del teatro della trance, fatto di scene cristallizzate e surrealiste, miste alle suggestioni della pubblicità, sono espressi tramite il linguaggio di un diverso mezzo espressivo. Si tratta di
tableaux vivants ossessionati dalla cura del dettaglio e particolarmente legati all’estetica degli anni ‘70, ma universali nella loro descrizione della condizione umana.
In
Good Morning Mr.Orwell (1984) di
Nam June Paik, il coreano ribalta la concezione pessimistica dello scrittore riguardo al mezzo televisivo, caricandola di messaggi di speranza e condivisione tra i popoli tramite lo scambio d’immagini e informazioni. Il 1° gennaio 1984 questo live show venne trasmesso via satellite dagli studi televisivi della Wnet-Tv di New York e del Centre Pompidou di Parigi, raggiungendo milioni di persone nel mondo. Diverse personalità dello spettacolo, artisti, musicisti e scrittori furono invitati a partecipare all’evento; tra questi
John Cage, Joseph Beuys, Allan Ginsberg,
Laurie Anderson e Peter Gabriel.
Va infine citata anche la coppia costituita da
Marina Abramovic e
Ulay, presente con
City of Angels (1983), nel quale si raffigura la dimensione spirituale della Thailandia, impreziosita da richiami alla tradizione colorostica e compositiva occidentale.
Naturalmente in mostra compaiono anche sperimentazioni più recenti, legate al “collage” di spezzoni di film o telegiornali, nonché le innovazioni rese possibili dalla diffusione del digitale.
Chi visita la mostra deve però armarsi di pazienza e dell’umiltà della ricerca per riuscire a visionare tutti i dodici dvd, proiettati da apparecchiature poco efficienti, che meriterebbero nuovi finanziamenti. Fortunatamente, la cortesia del personale riesce a supplire con umanità alle debolezze della tecnologia.
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Villa Croce è da alcuni anni, con la nuova direzione, uno dei musei con migliore programmazione in Italia. Peccato che il debole esordio faccia sì che le sue iniziative non siano valutate con la dovuta attenzione
Veramente Joseph Beuys non prende a pugni il televisore, ma prende a pugni la sua faccia...
Mostra ottima ed istruttiva, un'opportunità direi rara per approfondire un panorama così consistente. Chi se lo fosse ormai perso può dare un'occhiata anche alla recensione sul mio sito. Peccato per alcune defaillance organizzative riscontrate oggi.