La
storia siamo noi. Nel senso che la nostra, di storia, ce la portiamo scritta in
faccia, sulle mani, negli occhi. Ed è una storia che evolve di minuto in
minuto. Basta poco perché cambi: gesti abituali come appoggiare la guancia sul
palmo, togliere un paio di occhiali, sollevare la testa dal cuscino. Qualsiasi
cosa può lasciarvi un’impronta, indelebile o effimera: una teoria di piercing,
un’ombra di tristezza.
Insegue
le tracce Vania Comoretti (Udine, 1975; vive a Udine e Venezia), analizza ed
esaspera indizi scegliendo come medium il “padre di tutte le arti”, secondo la definizione che Giorgio
Vasari diede del
disegno. Non stadio preparatorio né esercizio occasionale a latere, ma urgenza espressiva centrale e
unica, compiuta in sé, e rivolta in senso pittorico grazie al rinforzo
dell’acquerello. Pastelli e china isolano particolari fisici – soprattutto
femminili – e li assimilano a elementi naturali: dita nodose come tronchi,
dorsi corrugati come suoli lunari, epidermidi scagliose come cortecce di alberi
ultracentenari, visi tramati di ragnatele.
Ma,
più che ricostruire un’unità frammentata, Do ut des, installazione recentemente
esposta nel progetto Gratia alla Galleria Civica di Modena, lascia squadernato un
catalogo di ex voto. Mentre in Backlighted i passaggi chiaroscurali e i cinque pannelli
mobili assecondano il mutare degli stati d’animo. Chiara la lezione dei
maestri, qui come in Sospensione: dal Seicento ai grandi nordeuropei, dal Rinascimento
alla Secessione viennese.
Una
figurazione, quella di Vania Comoretti, tecnicamente ascrivibile al realismo –
data la “maniacale” accuratezza nei dettagli -, e tuttavia non limitata alla
pura rappresentazione. Geografie umane che diventano anatomie emotive, che
esaltano frammenti di identità anche attraverso piccole imperfezioni, segni
distintivi contro l’omologazione dell’iper-corpo plastificato, e che li
condannano a una precoce senescenza, quasi a rivendicare e ricordare il
naturale privilegio di un lento appassire.
Lo
spazio finito del corpo fa da porta su un’altra, più aperta, componente di
questo lavoro: il tempo, restituito nella sua dimensione tangibile, catena di momenti che
s’imprimono, sedimentano, si depositano in uno sguardo o sulla pelle. Vite che
scorrono sotto il microscopio di un disegno in sé fluttuante, mobile, ricco di
sfumature e tratteggi in continua metamorfosi, come dune nel deserto.
articoli
correlati
La
personale genovese del 2007
Solo-show
aretino
Alla
collettiva Oltre Lilith
anita
pepe
mostra
visitata il 13 marzo 2010
dal 5 febbraio al 20 marzo 2010
Vania
Comoretti – Life Lines
a
cura di Nicola Davide Angerame
Guidi & Schoen
Vico della Casana, 31/r (centro storico) – 16123 Genova
Orario: da lunedì pomeriggio a sabato ore 10-12.30 e 16-19.30
Ingresso libero
Catalogo disponibile
Info: tel. +39 0102530557; fax +39 0102474307; info@guidieschoen.com; www.guidieschoen.com
[exibart]
L’artista friulano, classe 1988, in mostra alla Galleria Acappella di Napoli con una serie di nuove opere: la pittura si…
Sono aperte le iscrizioni alla dodicesima edizione del Premio COMEL Vanna Migliorin Arte Contemporanea: gli artisti sono invitati a riflettere…
Dieci anni di fotografia della Grande Mela, raccolti nel progetto di Carmelo Nicosia insieme al volto degli abitanti di quel…
Gli spazi solitamente inaccessibili di Flashback Habitat, a Torino, ospitano una nuova installazione di Alessandro Bulgini: un tè tra le…
Unlimited, ovvero la sezione delle opere fuori misura, e Parcours, il programma di arte pubblica che si estende per tutta…
A Venezia, una vecchia fabbrica di sapone diventa la sede italiana della collezione di Laurent Asscher. Tra le opere esposte…