Amy O’Neill (Beaver, Usa, 1971) esponendo a Genova le proprie opere rivela come la festa folkloristica del Tournament of Roses di Pasadena (California), nata nel 1890 con forte connotazione nazionalistica, si sia trasformata in un mezzo di propaganda per le compagnie da cui viene sponsorizzata. L’artista statunitense residente a Ginevra, con all’attivo numerose mostre, personali e collettive, è, infatti, nota al pubblico per dipinti e installazioni di denuncia nei confronti degli status symbol americani.
In una grande stanza sono i resti della parata: composizioni fatte con rose di celophan, coriandoli e palloncini, tutti rigorosamente rosa, a testimoniare la fine di un evento e del suo significato originario; sulle pareti disegni e acquerelli riproducono carri giganteschi, ora a forma di mazzo di rose, ora di vaso, mentre reginette dalla fisionomia identica sorridono e salutano la folla festante, sempre più ridotta ad una massa informe e indistinta, destinata a essere inesorabilmente divorata dal marketing pubblicitario.
Diametralmente opposti e coprenti pressoché l’intera superficie delle pareti, due grandi pannelli rappresentano tale tematica offrendoci la sintesi estrema del pensiero pungente e impietoso dell’artista. Il finto patriottismo si riduce all’immagine del pubblico festante (e dalla fisionomia ancora riconoscibile), di fronte a cui sfila e spicca un mazzo di rose, l’unica nota di colore in mezzo alle sfumature scure e rapidamente tratteggiate col carboncino. A fare da contrappunto a questa immagine, il pannello sull’opposta parete, in cui un’enorme e minacciosa balena sta per inghiottire Pinocchio: le grandi multinazionali incombono e sovrastano una popolazione ormai inerme e ipnotizzata; gli spettatori, una volta protagonisti della festa quanto i carri, sono ormai un magma anonimo di potenziali acquirenti di tutto ciò che, camuffato da made in Usa patriottico, è in realtà commerciale. In un’altra stanza e in formato ridotto, altri due quadri riproducono esattamente le stesse tematiche, ma con l’aggiunta del colore e la scomparsa di Pinocchio: il pubblico è stato divorato e il business è assurto a protagonista assoluto e indiscusso. I carri stessi si trasformano in caricature degli oggetti cult per eccellenza: vengono fatti sfilare perfino gli stivali da cow-boy, legati da un festone di rose e con la scritta “Happy trails”; reginette siedono su una rampa di lancio di missili in decollo, i “Thunderbird”. Questa è la Festa delle Rose, questa la vera America di Amy O’Neill.
medea garrone
mostra visitata il 6 Maggio 2004
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carissima..hai scritto un bellissimo testo per artista non troppo nota..ma cmq incantevole..
roberto