Come ripensare il modo di scrivere la musica, come uscire dalle sbarre del pentagramma? Sono vere e proprie partiture le 52 opere presenti, nate dall’eterno tormento avanguardista che indaga come vedere un suono, ma anche come suona(re) il visibile.
Tra gli artisti, i compositori e i poeti (concreti, visivi, sonori) che si sono posti queste domande nello scorcio degli ultimi quarant’anni non poteva mancare Fluxus, ben rappresentata nella varietà degli approcci a un tema così tanto insistito dalla sua ricerca.
Alcune partiture seguono la vocazione performativa, e si configurano come vere e proprie istruzioni per l’uso: così piano piece 1972-73 di Joe Jones, progetto di musica aleatoria in cui micromotori attivano sfere di cotone che poste a contatto con le corde del piano generano suoni casuali, o la xerografia che documenta le performances di Betty Danon.
Altri autori come Dick Higgins e Philip Corner riempiono il pentagramma con forme che dovrebbero evocare i suoni, come l’orecchio di Emmett Williams, del primo, o che lo invadono con una sola scritta, programmatica: One note once. Tra i musicisti di Fluxus, è presente Bernard Heidsieck e il nostrano Giuseppe Chiari, che qui non suona la città come dichiarava in una sua pubblicazione, ma dedica a La Spezia Un solo suono, opera dove indica come comportarsi per eseguire/ascoltare un concerto
Oltre a Chiari sono presenti altri compositori di grande importanza, come Sylvano Bussotti, il suo allievo Nicola Cisternino, Jean Yves Bosseur, Franco Donatoni, Daniel Goode e infine il compositore-architetto stocastico Iannis Xenakis, che con Arborescenze presenta il grafico che precede la trascrizione in notazione musicale per l’opera Erikhton del 1974.
Interessante l’esperimento di Coco Gordon, eco-artista che da sempre prende la natura come modello per le sue sprimentazioni e qui, in Fringuello ampio, elaborazione digitale del 2001, traduce in segno le modulazioni del canto del fringuello in un gioco di rimandi tra le forme e le caratteristiche sincopi del canto di questo uccello.
I poeti, infine, del calibro di Augusto de Campos, tra i fondatori della poesia concreta,Bob Cobbing e Tomaso Binga per la poesia visuale, Elisabetta Gut, Arrigo Lora Totino, Luciano Ori e l’americana Mary Ellen Solt, con i suoi fiori di parole, tessono un altra trama tra parola suono e immagine.
Tante le opere, diverse le esperienze, non resta che abbandonarsi al flusso di sperimentazione percorrendolo in tutte le combinazioni possibili… ad libitum.
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giovanna gioli
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BELLO!!!
no bello, molto bello