Questa mostra è frutto di una doppia collaborazione: tra due artiste e tra due gallerie. Ma è frutto anche dell’incontro tra due generazioni. Da qui l’aspetto interessante di un’esposizione che si fa ponte tra arti differenti ma non distanti. Se Pinksummer rappresenta la nuova “vague” genovese, insieme con poche altre gallerie come Guidi & Schoen o Rebecca Container, Unimedia Modern è invece, grazie alla storica figura di Caterina Gualco che la conduce, il momento di continuità tra Genova e gli anni ‘60 e ’70, tra una città che cambia pelle, dismettendo le sue celebri acciaierie, e una cultura artistica che ha decretato proprio il cambiamento, e il flusso, come proprio imperativo e feticcio, operando nel quotidiano e su di esso con pratiche creative di consistente concretezza poetica e impiantando l’oriente più meditativo nel pieno dell’occidentale idolatria dell’oggetto.
Le artiste provengono da luoghi differenti:
Alison Knowles (New York, 1933) è una storica figura dell’arte Fluxus, spesso esposta a Genova. Come
John Cage,
con il quale frequentò la New York Mycological Society, Knowles è un’appassionata di funghi. Cage avrebbe poi vinto un milione di lire a “Lascia o raddoppia” di Mike Bongiorno. Alison Knowles, più fortunata, ne raccoglie tuttora e li presenta in mostra come affascinante
object trouvé, nel senso letterale del termine. Sul trovare, Alison Knowles ha costituito un’affascinante poetica vicina all’archeologia del quotidiano. Le opere esposte da Pinksummer, della serie
Event Threads (oggetti allineati e appesi, immersi successivamente in pasta di carta) sono catene di scarti del quotidiano trovati sulla spiaggia di Long Island oppure in un parco vicino, mentre da Gualco la serie
A Rake’s Progress cita la celebre serie grafica di
William Hogarth, che ispira anche il lavoro di
William Kentridge, per mostrare le progressioni di un vero rastrello (rake) nella sua corsa su un prato.
Accanto, le immagini che
Helen Mirra (Rochester, 1970; vive a Chicago) ha scattato alle case di uccelli poste sugli alberi attorno alla clinica psichiatrica Walden, vicino a Berna. Mirra è solita lavorare attorno all’idea di classificazione naturalistica, ma come Knoles pensa in termini di una poesia che si fa “dono” della parola alla cosa, ovvero come nominazione e appello che riconosce l’esistenza, e quindi anche un diritto a essa, a ogni essere.
L’incontro delle due poetiche si ottiene quindi sul versante ecologico, sulla condivisa disattenzione nei confronti dell’ego e della persona dell’artista, su un’attiva partecipazione al respiro invisibile, esile e profondo del mondo naturale.