Dalle prime sperimentazioni nel campo delle arti visive, la fotografia ha percorso un cammino in continua ascesa, liberandosi dal ruolo di sudditanza concorrenziale nei confronti della pittura per raggiungere definitivamente la propria autonomia linguistica. Movendo da un aspetto centrale della produzione artistica di ogni tempo: il ritratto, l’esposizione curata da Matteo Fochessati, documenta l’elaborazione fotografica di tale genere, specie nella produzione dalla fine degli anni 70 ad oggi, anni in cui si sono sviluppati codici culturali e formali autonomi. Il percorso espositivo che si snoda attraverso tutte le sale del museo, raccoglie in sette sezioni tematiche i migliori risultati di ricerca ad opera di 77 artisti che utilizzano il mezzo fotografico nella sua specificità assoluta.
Aprono la rassegna nella sezione Il ritratto come contrasto tra partecipazione e distacco le fotografie di Bern & Hilla Becker punto di riferimento dell’arte concettuale per la ricerca che li caratterizza. E’ infatti il loro documentare testimonianze architettoniche di archeologia industriale, prive di presenze umane, che li avvicina concettualmente ai famosi ritratti di August Sander e della sua peculiare attenzione
L’album di famiglia presenta gli artisti che esprimono attraverso il loro lavoro un coinvolgimento emotivo con i soggetti inquadrati, una sorta di partecipazione umana anche se solo apparentemente spontanea come nell’operazione artistica di Richard Billingham. Tra gli artisti Nan Goldin, Wolfgang Tillmans, Catherine Opie, Tracey Moffat, Shirin Neshat, Sophie Calle, Andres Serrano, Philip Kwame Apagya, Boris Mikhailov, Boubacar Tourè Mandemory. A spiccare sono le grandi installazioni di Christian Boltansky che documentano la memoria della grande storia.
L’esplorazione del privato, l’autobiografia dei sentimenti e della corporeità sono temi che ritroviamo nella sezione il “Ritratto come autoritratto come dimostrano le opere di Monica Carocci, Zhan Huan, Ottonella Mocellin, Cesare Viel, Giulia Caira, Sissi, Betty Bee, Giulia Caira, Ross Sinclair, Sabine Delafon, Nzinga Muhammad. Il corpo, le sue alterazioni e mutazioni e il suo rapporto tra reale e virtuale nell’epoca contemporanea è protagonista in Tramutazioni e travestimenti, sezione dove è più evidente la felice unione tra tecnologie digitali e la fotografia, come dimostrano i lavori di Orlan, Mariko Mori, Inez Van Lamsweerde, Aziz & Cucher, Francesco Arena, Cindy Shermann, Robert Gligorov, Yasumasa
Il ritratto fotografico anche come ritratto di una situazione sociale ne L’uomo della folla vede il coinvolgimento di più personaggi, spesso coinvolti involontariamente in scene di insieme, o addirittura di indistinte moltitudini, come nelle opere di Armin Linke, Paolo Bernabini, Shirin Neshat, Olivo Barbieri, Massimo Vitali.
A chiudere la rassegna Il ritratto come assenza, area dove sono presenti quelle opere nelle quali è assente o non rilevante ogni traccia umana, come ad esempio nelle le grandi immagini di interni e di oggetti in stile minimal zen come nelle opere di Candida Hofer e Carlo Benvenuto o nelle fotografie di Alessandra Tesi, Luisa Lambri, Stefano Cagol, Giacomo Costa, Walther Niedermayr, Elisabeth Holz, Tony Ousler, Marco Samorètroviamo.
Il tutto in una mostra che è anche un evento, poiché coinvolge ben altre dieci esposizioni in tutta la città sull’onda dello stesso tema ed entusiasmo offrendo un momento di riflessione unico sul medium privilegiato quale linguaggio espressivo contemporaneo.
angelisa leonesio
mostra visitata il 2 luglio 2003
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