L’ondata impetuosa ed ironica di Fluxus, che ha allegramente travolto gran parte delle gallerie d’arte genovesi, trova un contributo particolare in una piccola collettiva organizzata da Joyce & Co., galleria artistico letteraria nel cuore del centro storico.
Fabrizio Boggiano, curatore della mostra, sceglie un numero di pezzi contenuto ma rappresentativo, che vede presenti alcuni tra i maggiori esponenti della costellazione Fluxus con opere realizzate appositamente per l’occasione e per lo spazio espositivo.
Happy Birthday Fluxus! riunisce con un’opera ciascuno un selezionato gruppo di artisti: Eric Andersen è presente con un’irridente opera smarrita, Giuseppe Chiari espone la partitura “Play the violin in the tram”, Philip Corner presenta un incisivo manifesto della libertà di parola, Geoffrey Hendricks augura buon compleanno a Fluxus con un autoritratto a testa in giù, Alison Knowles raccoglie piccoli oggetti in un’evocativa immagine che imprigiona il tempo, Larry Miller lascia una laconica impronta della propria mano, Ben Patterson raccoglie una serie kitsch di piccole foto di robot giocattolo, Emmett Williams crea un ironico fumetto con gli omini che sono quasi il suo logo e, per finire, Ben Vautier fotografa una delle sue provocatorie, dissacranti sentenze: Fluxus did not get rid of my ego so keep looking at me.
Le foto esposte da Joyce & Co. offrono una panoramica interessante – anche se non molto ampia – che partecipa a raccontare, in un ambito specifico come la rappresentazione fotografica, l’atmosfera libera e fertile di un movimento che qualcuno dichiara concluso con la scomparsa del suo principale ideatore e teorico, George Maciunas, ma che forse è ancora in evoluzione spontanea, è un continuo muoversi o passare, come una corrente che scorre, come spiegava lo stesso Maciunas.
Spiega Fabrizio Boggiano che Fluxus è parte del passato ma, ancora di più, è necessario nel presente e diventerà indispensabile nel futuro per le sue caratteristiche di libertà , rispetto, riaffermazione dell’identità individuale immersa, tuttavia, in un’auspicabile fusione dei popoli. Fluxus ha attraversato e attraverserà ancora la mente e il corpo di chi è capace di ascoltare per condurre allo stato di libertà primordiale ormai dimenticato e aggiunge finalmente diventa arte il quotidiano, quel mondo che circonda noi stessi e del quale non riusciamo più a vedere e capire nel piccolo dettaglio.
La mostra fa parte delle iniziative collaterali a “The Fluxus Constellation” (vedi articoli correlati), la bella mostra in corso al Museo d’arte contemporanea di Villa Croce fino a giugno.
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