Categorie: genova

Fino al 24.VI.2001 | VIRUS – Vittorio Valente | Genova, Art in Progress

di - 22 Giugno 2001

Vittorio Valente espone in questi giorni da Art in Progress i sui misteriosi, affascinanti virus, creature dal minaccioso indecifrabile futuro che sembrano assumere vita propria. L’artista, come il Dottor Frankenstein di Mary Shelley gioca con la scienza e la natura, dando forma con il suo lavoro al sogno di Prometeo, rappresentando con arguzia ed ironia le trasformazioni, le contaminazioni, le incognite delle moderne biotecnologie.
Le sue accattivanti sculture, tondeggianti e colorate, morbide ed ammiccanti come bambole gonfiabili, sgargianti e lucide come giocattoli, succose come caramelle, evocano mondi straordinari, kitsch ed intriganti. Osservando quelle forme turgide e graziose, ferme nell’installazione ma che si avrebbe voglia di far rotolare per gioco, ci si trova in una Disneyland fantascientifica e maligna, popolata da trifidi e ultracorpi, dove l’incognito fa capolino e minaccia ridendo.
I totem di Valente sono infatti opere morbide, sensuali, che inducono il contatto. Il materiale è gradevole al tatto, i pattern di piccole punte rilevate che ricoprono le strutture tondeggianti sono invitanti come una sorta di braille ludico, e non privo di sorprese.
Infatti, alcuni ‘virus’ nascondono insidie: pezzi di metallo appuntiti e arrugginiti, lame, proiettili, ma soprattutto aghi di siringhe, simbolo terrificante per eccellenza dell’immaginario collettivo contemporaneo.
Ecco che quindi i virus si dimostrano davvero insidiosi. Ma solo in potenza, solo se toccati, come il loro aspetto accattivante invita a fare: come a suggerire che la natura non è un gioco, e che Prometeo ha fatto una brutta fine…
Allo stesso tempo però il virus viene proposto come un’occasione di cambiamento: nella serie di pittosculture di silicone su carta presentata in quest’occasione, tutte opere recentissime, le foto di persone, piante e cellule vengono elaborate, trasformate, ‘infettate’. Inglobate e rese irriconoscibili, trasmutate in altre identità possibili. Come se il virus non fosse solo una minaccia – o, quanto meno, una gran seccatura – ma potesse rappresentare uno strumento di metamorfosi, di contaminazione tra realtà diverse, un grimaldello capace di scardinare lo statu quo e indurre lo sviluppo.
Con violenza, ma anche in questo caso con immagini gradevolissime. Connettendo l’estetica, dato sempre più scontato dell’immaginario moderno che sembra rinunciare agli altri sensi per privilegiare decisamente la vista, alla minaccia. Come nei lavori del ciclo ‘guerrieri silenziosi’, che ricordano ‘Le uova fatali’ del racconto di Bulgakov e propongono il tema dell’uovo come sorpresa della natura ed impossibilità di controllarne gli sviluppi: fecondazione, pullulazione, organismi che crescono e pulsano verso l’ignoto, parti inconsapevoli del cosmo e del mistero dell’evoluzione. Emblematico è ‘mare di cellule’, che accosta motivi di forme monocellulari, ornamentali e colorate come mosaici bizantini, a pesciolini di piombo, algidi, sterili, ‘velenosi’. Un’ambiguità riproposta in tutti i ‘guerrieri silenziosi’, gruppi di sculture in silicone e cartapesta nei quali in genere, e non a caso, l’elemento più appariscente e grazioso è anche il più potenzialmente pericoloso. Perché, come dice Vittorio Valente citando un brano da un film di Jean-Luc Godard, ‘la bellezza genera quel terrore che a fatica sopportiamo.’

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Valentina Caserta



Art in Progress, Genova
Via Caffaro, 20 r
Orari: dal lunedì al venerdì dalle 16.00 alle 19.30, mattina e sabato su appuntamento
Ingresso gratuito
Telefono e fax 010 2461671
artinprogress@tin.it


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  • Misteriosi, affascinanti virus, opere morbide, sensuali, gradevoli al tatto ma infettanti. La bellezza che genera terrore. Perchè siamo arrivati a tal punto di pessimismo da pensare alla bellezza che genera terrore e a non pensare alla bellezza che aiuta a vivere? Maria Pezzica

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