Si inaugura con questa mostra un nuovo spazio metaforico di Palazzo Ducale, la Stanza della Fotografia. Una nuova iniziativa culturale con il compito di custodire e promuovere quest’importante forma espressiva contemporanea, seguendo i felici esempi delle già costituite Stanza della Poesia, del Jazz e del Cinema.
Madrina di questa nuova nascita la nota catena francese di negozi d’elettronica Fnac, che ha curato ed allestito, negli ampi spazi del sottoporticato, un percorso espositivo di oltre cinquecento magnifiche fotografie. Un viaggio tra le più belle e significative immagini del XX secolo.
Alla base della collezione l’intuizione di due imprenditori francesi: André Essel e Max Théret, gli inventori della Fnac. Fu grazie alla loro idea di accompagnare la vendita di materiale fotografico con mostre, dibattiti e workshops (già dal 1956) che la fotografia ottenne vasto riconoscimento in Francia. Filosofia che rimase nel gruppo se pensiamo che dedicando dal ‘66 uno spazio permanente alle mostre, la Fnac tracciava quella tendenza che si è andata consolidando nel tempo. Oggi la rete di Gallerie può contare su più di novanta spazi espositivi in Europa, Brasile e Taiwan che accolgono più di cinquecento mostre l’anno al ritmo di 5 o 6 mostre in ogni negozio.
L’intera collezione della Fnac ammonta ad oltre 1.500 fotografie e si è costituita a partire dal 1978 per iniziativa dell’allora direttore delle gallerie
Nata dalla volontà di sostenere i fotografi e di costituire la memoria delle esposizioni, essa si presenta svincolata da limitazioni temporali o stilistiche. Ed è proprio questa gran varietà di fotografi, temi, tecniche e soggetti tipico della collezione, che non permette una suddivisione della mostra in tematiche rigide ma è da assaporare come un viaggio simbolicamente aperto da Lartigue, il più celebre dei fotografi dilettanti, e da Man Ray, artista globale e precursore degli “ibridi”. Per proseguire con i maestri come Kertész Munkacsi ed Henri Cartier-Bresson. Da Tina Modotti, simbolo di impegno e di fotografia umanista, per passare in seguito a momenti forti del fotogiornalismo come con Robert Capa e René Burri, e poi ancora immagini di viaggio e di paesaggi, dalla natura morta al ritratto fino a coinvolgere anche le immagini di moda mai estranee a ricerca e sperimentazione.
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