Sembra l’epilogo di un romanzo, la nuova mostra inaugurata a Palazzo Ducale sabato 27 luglio.
Un romanzo che comincia nei primi anni del ‘700, quando un apprezzato pittore affresca lo splendido Salone del Maggior Consiglio, centro del potere della potentissima Repubblica di Genova.
Ma a Marcantonio Franceschini , nato a Bologna nel 1648 e scomparso nel 1729, non basterà la stima dei contemporanei e la grande qualità tecnica ed artistica del suo lavoro per passare alla storia.
Infatti, molte delle sue opere più importanti andranno perse in occasioni tragiche e sfortunate: tra queste anche il grande ciclo di affreschi di Palazzo Ducale, che sarà irrimediabilmente danneggiato dal grande incendio che nel 1777 coinvolge il Salone.
Oltre un secolo dopo, ha inizio il restauro delle opere: un restauro accurato e completo eseguito da Giusi Testa, che continuerà con tenacia e costanza per vent’anni.
E finalmente il lieto fine: dopo una prima esposizione in Umbria nel 2001, ora i cartoni, in tutto trentotto da diversi cicli di affreschi, sono a Genova nella loro sede d’origine.
E sono bellissimi.
L’operazione nasce dalla stretta collaborazione di due Regioni, Liguria ed Umbria, e dei relativi soggetti: grazie all’impegno e alla disponibilità della Soprintendenza per i Beni Architettonici, il Paesaggio, il Patrimonio Storico, Artistico e Demoetnoantropologico dell’Umbria e quella per i Beni Architettonici e per il Paesaggio della Liguria, l’Archivio di Stato di Genova rappresentate rispettivamente da Luciano Marchetti Liliana Pittarello, dei Comuni di Genova e di Orvieto, dell’Archivio Storico e di Palazzo Ducale.
L’allestimento della mostra, di Raffaele Davanzo, propone una doppia ricostruzione che avvicina la realtà storica e
Inoltre, perché i visitatori possano immaginare gli affreschi “com’erano”, accanto ai cartoni sono in mostra anche alcuni dipinti ad olio realizzati dal Franceschini nello stesso periodo.
Come anche i piccoli disegni esposti, i grandi cartoni, pur essendo le matrici definitive destinate ad illustrare il lavoro finale ai committenti, non sono colorati: e forse proprio la monocromia, i tratti scuri morbidi e netti del disegno, le occasionali tracce di bianco ne accrescono il fascino, avvicinandone la purezza decisa e rigorosa al gusto contemporaneo.
Il ritorno dei cartoni di Marcantonio Franceschini al Salone del Maggior Consiglio è provvisorio, precede, infatti, la definitiva musealizzazione delle opere ad Orvieto, ma è un’occasione di buon augurio per un ciclo d’opere che ha avuto davvero una vita difficile, e soprattutto per conoscere meglio il lavoro di un artista che lo merita.
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