La rassegna 4 Rooms giunge con questa mostra al suo terzo e penultimo appuntamento con Macchine programmate 1990-2005 di Maurizio Bolognini. Dopo Plamen Dejanoff e Flavio Favelli tornano nelle sale di Villa Croce, all’interno di una selezione dei lavori più significativi, i Computer sigillati di Maurizio Bolognini, già presentati nel 2003 all’interno della mostra Il viaggio dell’uomo immobile.
Appartenente al movimento delle Nuove Tecnologie dagli anni Ottanta, Bolognini pone al centro della sua ricerca artistica il rapporto con i dispositivi informatici. Rispetto alla Computer Art, l’artista si discosta dalla ricerca finalizzata alla mera produzione d’immagini, per collegarsi piuttosto ad una processualità di matrice dadaista, tesa alla casualità e alla perdita del controllo.
Questo è il filo conduttore che lega tutte le sue opere, dai Computer sigillati, macchine programmate e poi chiuse ermeticamente per consentire loro di produrre -all’infinito e indisturbate- flussi di linee o di testi casuali e continui (visibili in alcuni casi grazie all’utilizzo di proiettori), fino alle AIMS (Artificial Intelligence Machines), a cui vengono applicate tecniche di intelligenza artificiale (come un algoritmo genetico), e alle CIMs (Collective Intelligence Mediated Sublime), installazioni interattive modificabili dallo spettatore attraverso l’invio di sms.
Il senso primo dei lavori di Bolognini sta nella volontà di delegare le possibilità della scelta alle macchine. Ed osservando i suoi computer appoggiati a terra, senza un ordine, per le stanze, si ha davvero la sensazione di trovarsi di fronte a strumenti sfuggiti al controllo umano, capaci di generare autonomamente informazione.
L’artista ci pone di fronte ad un “fatto”: la parziale rinuncia al controllo dei risultati e l’esistenza di un processo indipendente ed infinito. Tutto ciò porta a distaccarsi da una visione dell’artista concettuale o del creatore d’immagini, e pone invece l’attenzione su un aspetto puramente quantitativo. Come egli stesso dichiara: “vorrei essere considerato un artista che con le sue macchine ha effettivamente tracciato più linee di chiunque altro, coprendo superfici sconfinate”.
L’ultimo artista di questa lunga collettiva a tappe sarà Andrea Crosa che il prossimo 5 luglio inaugurerà TzunamiStudebaker, una riflessione sul rapporto con il pericolo e l’imprevisto.
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