Fotografie e video per illustrare e raccontare i tratti salienti della modernità sociale nelle città italiane all’alba del nuovo millennio. Un percorso dinamico e colorato che raccoglie e testimonia l’inserimento – a volte drammatico – di più culture e civiltà in un unico spazio urbano.
Curate, ricche di colore e d’immediata lettura le 30 stampe – esposte su pannelli di alluminio cm.30×40 – ad opera di Salvatore Reina.
L’occhio indiscreto dell’artista posa l’attenzione sul quotidiano genovese, su visioni di insieme rubate alla strada: il mercato, un’affollata strada del centro, il venditore di Kebab, la segnaletica urbana tradotta in molte lingue, etc. Il soggetto è quindi la massa, la gente e il tessuto urbano che diventano un’unica entità, un’unica materia viva e pulsante dai toni caldi e avvolgenti.
Personalissima la tecnica utilizzata dal giovane artista per scomporre, frammentare, valorizzare i volumi dei particolari attraverso la proiezione della diapositiva su di un pannello di lego, costruito e modulato dallo stesso autore prima dello scatto finale.
I video a rotazione continua trasmessi sugli schermi presenti nelle due sale sono opera di diversi artisti italiani e trattano il tema realisticamente attraverso documentari e testimonianze raccolte su tutto il territorio italiana. Sono gli immigrati stessi che si raccontano e ci narrano le loro vicessitudini .
Bologna-La gabbia di E.Angiuli
E questo vento mi fa male DocVideo 2000
Immigrazione in 3D di Chiara Martinetti
Io sono invisibili di Mustafa Chati e Anna Pastore
Khenifra,Marocco/Livorno,Italia di Alessandro Rossetto
Lavoro nero di Alessandro Fallegara
Montpellier-Le antenne del diavolo di E.Anguilli
Baby sboom di Pietro Vulpiani e Flavia Fratello
Regolarmente di Paolo Vari
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Amici questa mostra è interessante ma non posso piu andarci a quanto pare!!! L'hanno prorogata?
Visioni Urbane.
Tutti i giorni mi trovo con costernazione ad affrontare le "visioni urbane".
Magari fossero "visioni"!
Scorgo palazzi enormi costruiti a ponte su strade che offrono "vedute panoramiche" indescrivibili, mi trovo a camminare su marciapiedi a margine di costruzioni enormi dalle forme e colori aberranti.
E puntualmente mi chiedo:
ma si può abitare in un palazzo nero o in un palazzo marrone?
ma è possibile che delle persone frequentino la scuola elementare, la scuola media, le superiodi e addirittura l'università nelle facoltà di architettura e ingegneria per essere abilitate e legittimate a partorire simili mostri?
Il comune denominatore di tutte "le visioni" è di carattere negativo ed è la a-umanità o la dis-umanità o la contro-umanità.
Come si può lottare contro gli allevamenti dei "polli in batteria" che devono sopravvivere in spazi formato A4 e non lottare contro "l'allevamento in batteria" degli esseri umani?
L'accozzaglia poi degli stili e delle arti, battezzata "integrazione sociale" rappresenta, comunque e sempre, spero, la soffocata rivendicazione delle proprie individualità, un urlo contro la dilagante invasiva disumanità in cui ci costringono gli addetti ai lavori (dai tecnici degli Uffici Comunali preposti alla gestione del territorio urbano ai tecnici più gettonati incaricati della distruzione dell'"umanità", quale carattere distintivo e fondamento per l'esistenza e la crescita degli uomini).
Mi viene in mente Blaise Pascal: "L'uomo è una canna. Una canna pensante" e spero che tutte le canne in giro, preposte alla creazione delle future "visioni urbane", oggi deprivate dell'attributo "pensanti" e quindi relegate nel regno vegetale, o, comuqune più prosaicamente tenute su dai fili della smania di soldi e di potere, si riapproprino dell'attributo, tornino nel regno animale e finalmente tornino (o inizino) a pensare.
Un saluto a tutti. Lita