Alla base c’è il concetto di ricostruzione: un luogo un tempo sacro subisce una trasformazione fisica e semantica attraverso l’arte e con lo scopo di ospitare arte e cultura. La chiesa sconsacrata dell’ex convento delle Gianelline a Camogli, dopo un lavoro durato tre anni, è oggi sede della Fondazione Pierluigi e Natalina Remotti – coniugi collezionisti di Arte povera, concettuale, Body Art, Pop Art fino alle ultime generazioni – che hanno pensato a questo luogo come a uno spazio aperto alle sperimentazioni.
Ricostruire con l’arte, mostra inaugurale della Fondazione, si compone di interventi che rimarranno permanenti e di opere scelte dalla collezione Remotti specificamente per questa presentazione. Da una parte, quindi, la “ricostruzione”, avvenuta per mezzo di lavori realizzati appositamente per la Fondazione da Zorio, Garutti, Pistoletto, Rehberger, Gruppo A12; dall’altra, la scelta da parte degli artisti di opere realizzate da colleghi, e opere scelte dalla direttrice Francesca Pasini e dai collezionisti.
“
È molto importante che un’operazione come la nostra, un’operazione di cultura, viva sul territorio”, afferma Natalina Remotti. Uno stretto dialogo con il luogo e con i suoi abitanti è la chiave di lettura dei lavori realizzati in particolare da due artisti. Antistante la facciata dell’ex chiesa, una lapide incisa ad opera di
Alberto Garutti ne annuncia l’intervento. L’artista, a cui si deve anche la divisione dello spazio interno dell’ex chiesa, ha ideato
Temporali, un’opera che, basandosi sull’intercettazione dei fulmini che cadono nel raggio di alcune decine di chilometri, causando la vibrazione delle luci poste all’interno dell’edificio, crea un’atmosfera legata allo spirituale e, al tempo stesso, al territorio.
La
Collana del Terzo Paradiso di
Michelangelo Pistoletto, al di là del valore estetico, è interessante per la modalità di lavoro scelta dal piemontese, che ha coinvolto per la progettazione e la decorazione delle 66 sfere alcuni studenti della Facoltà di Architettura dell’Università di Genova e ha utilizzato un materiale tradizionale ligure, la ceramica, lavorata ad Albissola.
Gilberto Zorio e
Tobias Rehberger sono intervenuti in stretta sintonia con ciò che fu il luogo e con ciò ch’è divenuto.
Stella di Camogli del primo, i cui raggi si allungano per tutta la superficie del pavimento, è parte integrante dell’architettura: la si può percorrere, calpestare, osservare, ascoltare nella sua alternanza fra tangibile e intangibile.
Infection 1FR9 del secondo è un inno gioioso e giocoso: lunghe strisce di velcro sono modellate come grovigli colorati, divenendo parte integrante dell’architettura, occupando quello spazio, la volta, in cui si è soliti vedere affreschi istoriati.
Dalla facciata al pavimento, dalle pareti al soffitto. Le opere-operazioni investono anche l’arredo della Fondazione. L’attenzione per il pubblico ha portato gli
A12 a creare
Njs08/gianellina, un sistema di sedute per la sosta, servendosi di elementi utilizzati nel panorama urbano e riadattati per questo spazio.
Quella di
Ricostruire con l’arte è un’arte vivace, che non vuole mettere in soggezione, ma che cerca, come sostiene Natalina Remotti, “
una convivenza, di cogliere ogni volta lo sguardo ironico, il colore, l’atmosfera”.